Cultura e Spettacoli

Leva obbligatoria, focolaio di rivolta

Da chi erano formate le bande d’insorti che all’indomani dell’Unità accesero la rivolta nel Mezzogiorno? Si trattava di formazioni raccogliticce dove una sparuta minoranza di idealisti era immersa in una massa  composta da briganti (nel senso spregiativo del termine), giovani arruolati contro voglia, ex garibaldini, soldati del disciolto esercito borbonico, qualche volontario, rari disertori della Guardia nazionale e sopratutti renitenti alla nuova leva militare. I primi erano comuni malfattori che approfittarono del rivolgimento in atto per costruire un alibi intorno alle nuove malefatte nell’idea che al ritorno del Borbone le stesse fruttassero vantaggi e privilegi. Altri giovani, invece, per il fatto d’essere incappati in bande ‘arruolatrici’ si ritrovarono con ben poco entusiasmo a vestire la classica cappa ornata di una coccarda rossa. E poi c’erano quelli che fino a pochi mesi prima avevano vestito la camicia rossa : Il plebiscito d’annessione all’Italia del Regno di Napoli segnò lo scioglimento di questo imponente corpo di volontari ; delusi dal vedere disattese le promesse d’arruolamento (un pezzo di terra a testa strappato ai demani comunali), essi trovarono giusto smettere la casacca di Garibaldi e tornare a servire la causa dell’antico sovrano. Quanto agli ex soldati duo siciliani, respinti per pregiudizio dai quadri del neonato esercito del regno d’Italia, si ritrovarono senza lavoro, per di più sbeffeggiati dai liberali. Aggiungiamo alla lista qualche volontario (gli scontenti di sempre) e qualche disertore dell’invisa Guardia Nazionale, questa sorta di milizia cittadina composta da non coscritti e istituita per fiancheggiare i Carabinieri nel mantenimento dell’ordine pubblico in un frangente storico particolarmente delicato (per scrupolo, aggiungiamo ai ranghi delle formazioni legittimiste quei pochissimi soldati nemici che scelsero di unirsi ai nostri ‘resistenti’ ; ben documentato è il caso del fante Carlo Antonio Gastaldi, nato a Vagliumina di Graglia in provincia di Biella). E veniamo alla categoria più numerosa che accompagnò i Romano, Crocco, Caruso, Pizzichicchio : i giovani che non risposero alla leva obbligatoria introdotta dal nuovo Stato. Va premesso che sotto il Borbone alla ferma si era sottoposti per sorteggio dopo i 18 anni. Ma, una volta ‘sorteggiati’, esisteva la possibilità di farsi sostituire da un volontario dietro pagamento di una tassa. I siciliani, poi, per ragioni di cautela, erano tutti esentati (essendo nota la loro ostilità verso i ‘continentali’, si riteneva imprudente addestrarli all’uso delle armi). Con le leggi piemontesi le esenzioni divennero difficili e anche i siciliani dovettero fare il militare. Di qui il rifiuto di rispondere alla chiamata col rischio di essere trasferiti al nord, dove secondo una leggenda sarebbero stati evirati.

Italo Interesse


Pubblicato il 8 Febbraio 2014

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