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L’ex eurodeputata Gentile unica tra gli sfidanti di Emiliano esclusa dalle regionali

Finanche una esponente di spicco del Pd pugliese, Elena Gentile (ex Ds-Pds-Pci), già consigliere ed assessore regionale ai tempi del governatore Nichi Vendola ed ex europarlamentare, condivide quanto suggerito della coalizione di centrodestra e, in particolare, dal suo aspirante governatore, Raffaele Fitto, che ha proposto il ritorno in Aula dei consiglieri il prossimo 5 agosto, per rimediare al pasticcio notturno di mancata approvazione del ddl dell’esecutivo regionale che avrebbe introdotto anche in Puglia la doppia preferenza di genere (unica Regione in Italia – per altro – a non averla ancora istituita!), evitando così l’intervento di surroga minacciato dal Governo “giallo-rosso”. Infatti, su quanto accaduto nella nottata tra martedì e mercoledì scorso sulla doppia preferenza di genere in Consiglio regionale e la mancata approvazione per il venir meno del numero legale, Gentile ha chiosato: “Una sceneggiata a soggetto, una bruttissima pagina!”, dichiarando: “Non si abbandona l’Aula, i duemila emendamenti sono solamente una scusa” e ricordando che “il governo Vendola nel 2006 fece approvare una mia proposta di legge nonostante i seimila emendamenti dell’opposizione”. Infatti, ha poi spiegato l’autorevole esponente foggiana del Pd: “E’ una tattica politica, deprecabile, ma una tattica che esiste da sempre”. Difatti, ha ricordato ancora Gentile: “Noi restammo 2 notti e 3 giorni in Consiglio e approvammo la proposta perché eravamo una maggioranza coesa”. Quindi, ha affermato l’ex europarlamentare Pd di Cerignola: “Ora Emiliano e Loizzo convochino di nuovo il Consiglio e si approvi solo un articolo, quello sulla parità di genere, come ha proposto Raffaele Fitto”. Un suggerimento che evidentemente non ha però non è stato preso in considerazione né dal governatore uscente, Michele Emiliano, né dal presidente del Consiglio regionale, Mario  Loizzo (Pd), che sul tema verosimilmente non intendono prendere più alcuna iniziativa, rimettendosi così all’atteso provvedimento sostitutivo del Governo centrale. E ciò, evidentemente, anche alla luce di quanto stabilito  durante la riunione dei capigruppo, che ha preceduto l’ultimo Consiglio, dove era stata formalmente presa la decisione che non sarebbero state convocate altre sedute dopo quella del 28 u.s.  Ma – a detta di qualche esperto – la seduta suggerita da Fitto e Gentile potrebbe essere considerata tecnicamente una sorta di prosecuzione di quella di martedì scorso, interrottasi – come è noto – dopo una pausa ed il mancato ritorno in Aula di gran parte dei consiglieri di maggioranza. Difatti, a breve non ci sarebbero più nemmeno i tempi tecnici per convocare un’altra distinta seduta consiliare, perché in procinto di essere emessi i decreti che danno il via al periodo pre-elettorale, durante il quale – come è noto – non è possibile per l’organo legislativo riunirsi e per il governo regionale svolgere attività straordinaria. Intanto, il premier Giuseppe Conte con una nota di Palazzo Chigi ha fatto saper che il Governo non può accettare “che la Regione Puglia non recepisca il principio fondamentale di parità tra uomo e donna per l’accesso alle cariche elettive. Lo Stato non può retrocedere sul punto”. Quindi, ha dichiarato inoltre Conte: “Prendiamo atto delle disponibilità di alcuni Gruppi regionali ad approvare urgentemente la norma” ed “attendiamo allora che si completi il processo nelle prossime ore”, sottolineando che “il Governo, forte anche dei pareri giuridici acquisiti, andrà sino in fondo” nel caso la Regione Puglia non si avvalga neppure dell’escamotage (indicato da Fitto e Gentile) di approvare, sia pur fuori tempo massimo, la doppia preferenza di genere prima delle votazioni di rinnovo del Consiglio previste per il 20 e 21 settembre prossimo. Per la cronaca ricordiamo, inoltre, che l’ex eurodeputata del Pd della Daunia sarà l’unica protagonista delle primarie del centrosinistra del 12 gennaio scorso che non potrà partecipare alle
elezioni Regionali di settembre, perché come dichiarato dalla stessa Gentile: “Il mio partito, il Pd a livello locale, mi ha epurato”. Gentile – come si ricorderà – lo scorso gennaio ha sfidato alle primarie Emiliano, insieme a Fabiano Amati (Pd) e Leo Palmisano (indipendente di sinistra) ed è stata quella che, considerata la sua storia politica, in un certo qual modo ha contribuito più degli altri due concorrenti a non fare apparire le primarie pugliesi del Pd come una sorta di “farsa” preconfezionata per auto-legittimare la ricandidatura del governatore uscente. “Tutti saranno ricandidati – ha difatti chiosato Gentile  – persino Palmisano sarà presente nelle liste del Pd nonostante non sia mai stato iscritto al partito, tranne io perché così hanno deciso nel Pd foggiano”. Quindi, ha concluso la nota esponente Pd di Foggia: “La mia esperienza, da consigliera regionale, assessore e poi europarlamentare, gettata nell’immondizia”. Un’esclusione dalla lista del PD, quella di Gentile, che appare ancor più inspiegabile se si considera che alle primarie si classificò terza e quasi a pari merito con Amati, piazzatosi secondo, mentre Palmisano fu ultimo, distanziato di molto dagli altri. Ma c’è di più! Gentile non è consigliere regionale uscente e nel 2014 – come si ricorderà – non completò il suo secondo mandato alla Regione, perché eletta al Parlamento europeo. Di contro, invece, il Pd pugliese pare che ricandidi in deroga al proprio Statuto nazionale diversi consiglieri uscenti (Loizzo, Donato Pentassugna, Amati e Sergio Blasi) che hanno al loro attivo già due o più mandati, a fronte del massimo di due previsti statutariamente. Il governatore  Emiliano ha provato a convincerla ad
accettare un posto nella sua lista civica, ma lei non ci sta. Infatti, ha chiarito Gentile: “La mia storia non mi permette di fare una scelta del genere. Ringrazio il Presidente per l’attenzione dimostrata, ma io faccio parte degli organismi nazionali del Partito democratico”.Quindi, la stessa ha ribadito: “Non posso cambiare casacca, i miei elettori non lo comprenderebbero. La mia candidatura nel Pd era la cosa più ovvia che potesse accadere, avendo partecipato alle primarie ed essendoci un patto siglato che prevedeva che tutti i candidati, anche sconfitti, dovessero partecipare alla competizione”. Però, alla luce di quanto accaduto nell’ultimo Consiglio regionale nelle fila della maggioranza di centrosinistra a guida Emiliano non c’è evidentemente da meravigliarsi più di alcunché. E, quindi, neppure della incomprensibile (ma, forse, non troppo!) esclusione dalla lista elettorale del Pd di un’esponente storico del calibro di Gentile. Un nome che in caso di una quasi scontata elezione probabilmente non sarebbe stato di comodo, sia in caso di vittoria che di sconfitta del centrosinistra a guida Emiliano.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 31 Luglio 2020

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