Cultura e Spettacoli

Liliana, una freccia nel cuore di Totò

L’11 marzo 1895 nasceva a Genova la donna che più di tutte avrebbe lasciato il segno nella storia di Antonio De Curtis

Quante donne ebbe Totò? Un numero incalcolabile, considerando le tante relazioni fugaci allacciate con compagne di lavoro e frequentatrici del bel mondo. Solo una lasciò un segno a vita nella storia di Totò: Liliana Castagnola. Quando nel dicembre del 1929 questa trentaquattrenne attrice-ballerina dal fisico sinuoso e dalla bellezza sensuale venne scritturata dal Teatro Santa Lucia di Napoli, Totò volle conoscerla, attratto dalla fama di femme fatale che l’accompagnava. Chanteuse di successo, Liliana Castagnola era stata spesso al centro delle cronache mondane. Fu espulsa dalla Francia per aver indotto due marinai al duello. Dilapidò il patrimonio di un nobile veneto che fu per questo interdetto su richiesta dei familiari. Visse con un giovane e facoltoso industriale, ma, quando i parenti di lui vollero porre fine alla relazione, egli si tolse la vita dopo averle sparato due colpi di pistola, uno dei quali la ferì al volto. Una parte del proiettile, rimasto incapsulato nella volta cranica, le causava emicranie e dolori talvolta insopportabili, per i quali la donna soleva usare tranquillanti e sonniferi. Era solita nascondere la cicatrice adottando la pettinatura “a caschetto” che le copriva la fronte e le guance. Fra lei e Totò fu presto attrazione fatale e la relazione ebbe inizio. Ma le costanti attenzioni che Liliana riceveva dai molti ammiratori divennero motivo di litigio fra i due, oltre che di ulteriori pettegolezzi. Nel tentativo di rimediare e di costruire una quotidianità lavorativa, la Castagnola si propose per una scrittura nello stesso teatro dove lavorava Totò, il Teatro Nuovo di Napoli. A quel punto il grande comico, forse gradendo restare incontrollato per continuare a inseguire ballerine e attricette, preferì accettare un’altra scrittura, questa volta a Padova. Dopo aver inutilmente cercato di dissuadere Totò dalla partenza, una volta sola, Liliana crollò in uno stato depressivo che la portò, il 3 marzo 1930, a suicidarsi con un sovradosaggio di barbiturici. Inizialmente  il fatto venne nascosto dalle cronache, che parlarono di un errore nel dosaggio dei sonniferi di cui l’attrice faceva uso abituale. La soubrette fu trovata morta nella sua stanza d’albergo dalla cameriera, con al suo fianco una lettera d’addio per Totò di cui qui si riporta il testo : “Totò, potrai dare a mia sorella Gina tutta la roba che lascio in questa pensione. Meglio che se la goda lei, anziché chi mai mi ha voluto bene. Perché non sei voluto venire a salutarmi per l’ultima volta? Scortese, omaccio! Mi hai fatto felice o infelice? Non so. In questo momento mi trema la mano… Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, è vero? Antonio, sono calma come non mai. Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno. Te l’ho giurato e mantengo. Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi è passato dinnanzi. E, ora, mentre scrivo, un altro gatto nero, giù per la strada, miagola in continuazione. Che stupida coincidenza, è vero?… Addio. Lilia tua». Profondamente turbato, Totò la fece tumulare nella cappella di famiglia. Successivamente battezzò Liliana la propria unica figlia. Si dice che l’attore avrebbe conservato un fazzoletto sporco di mascara, raccolto nella stanza della pensione che aveva visitato dopo la morte dell’attrice, ritenendo verosimilmente che Liliana vi si fosse asciugata le lacrime prima di morire. Franca Faldini l’avrebbe poi bruciato quando, nel 1967, Totò scomparve.

Italo Interesse


Pubblicato il 11 Marzo 2023

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