Cultura e Spettacoli

L’imperatore promosse la mulattiera a strada

 

Si vuole che a far decollare Bari sia stato Gioacchino Murat, quando nel 1813 autorizzò lo sviluppo della città oltre il soffocante abbraccio delle mura di cinta. Altri attribuiscono tale merito ai sessantadue marinai che traslarono le ossa di San Nicola ai primordi dell’era moderna. C’è poi chi, spingendosi ancora più indietro nel tempo, individua nei giorni dell’antica Roma la figura a cui Bari deve la massima gratitudine. Fu l’Imperatore Traiano (98 – 117 d.C.), sostiene Michele Viterbo, storico insigne di casa nostra, a strappare Bari al destino di piccolo e oscuro borgo di mare, ancorché “pescoso” a detta di Orazio, per consegnarlo – nel tempo –  a quello di importante centro commerciale. In quale modo? Costruendo la strada che porta il suo nome. Prima dell’avvento di Traiano c’era solo la via Appia a congiungere Roma a Brindisi, ma il percorso trascurava del tutto il futuro capoluogo pugliese giacché all’altezza di Benevento la strada si volgeva in direzione di Taranto passando prima per Venosa e dopo per Gravina. Se però vogliamo parlare di mulattiere o di piste in terra battuta, ebbene sì, una strada che collegasse Bari alla capitale c’era. Essa da Benevento prendeva per Troia, quindi attraverso Canosa e Ruvo scendeva sino a Bitonto. Qui si biforcava : il primo tratto raggiungeva Bari, il secondo puntava su Conversano. Entrambi i rami si ricongiungevano ad Egnazia. Di lì, costeggiando l’Adriatico, la stradaccia raggiungeva Brindisi. Un percorso tormentoso che nulla aveva a che vedere con la qualità dell’Appia, una strada degna di questo nome per ampiezza, lastricatura e drenaggio. Traiano, dice il Paribeni, prese quella stradaccia e fra il 108 e il 110 d.C. “la rese tutta via di Stato, facendola al pari delle altre pubbliche vie atta al transito dei veicoli”. Bari così, quasi di colpo, “si trovò nel mezzo di un sistema stradale che ne faceva un punto d’incrocio e un centro di vita”. Il che diede un indubbio impulso ai commerci e ai traffici e agli scambi culturali. L’unica testimonianza architettonica di quell’opera conservata a Bari è un cippo miliare (il n° 128, come si legge dall’epigrafe). Il pesante blocco calcareo posa tra l’erba della striscia verde che costeggia la salita del Fortino in mezzo a frammenti di colonne, sempre dell’era romana, provenienti forse dal tempio di Augusto. Sembra che lo stesso cippo venisse adoperato nell’antico porto di Bari come pilone di ormeggio. All’imperatore Traiano il capoluogo pugliese ha dedicato una breve strada, che spesso per errore viene indicata come ‘viale’ (ha infatti  una larghezza comune e non presenta alcuna forma di verde pubblico).

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 10 Agosto 2016

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