Cultura e Spettacoli

Lina, la noia e lo stereotipo

Tanti i film girati in Puglia, molto meno invece quelli ambientati (e perciò anche girati) nella nostra regione. Affatto noto è che nel 1989 venne girato da noi uno dei segmenti di ‘Dodici registi per dodici città’, un film documentario prodotto dall’Istituto Luce e dedicato alle dodici città italiane indicate come sedi degli incontri del Mondiale del 1990. Fra quelle città rientrava Bari, che per il Gruppo B ospitò tre gare: URSS-Camerun, Camerun-Romania e Camerun-URSS; ancora allo stadio San Nicola si disputò la finale per il terzo e quarto posto (partita che vide l’Italia prevalere sull’Inghilterra per 2-1). Nell’occasione l’Istituto Luce non badò a spese assoldando il migliori registi italiani: Antognoni (Roma), i Bertolucci (Bologna). Lizzani (Cagliari), Zeffirelli (Firenze). Lattuada (Genova), Olmi (Milano), Rosi (Napoli), Bolognini (Palermo), Soldati (Torino), Pontecorvo (Udine) e Monicelli (Verona). A Bari toccò Lina Wertmüller. Un contributo, il suo, di poco più di otto minuti e dal quale era lecito aspettarsi di più. Il contributo della regista romana si risolve infatti in otto minuti senza acuti, pieni di noia, ripetizioni e luoghi comuni. Come suo radicato costume (la pellicola d’esordio della regista romana, ‘I Basilischi’, risale al 1963), la Wertmüller mette l’elemento antropologico al primo posto, indulgendo nella ricerca di un Mezzogiorno di maniera: il borgo antico e gli scorci monumentali, i bimbi, gli anziani, la controra, il mercato del pesce, la gente del popolo… Coerentemente, nessuno spazio per auto, asfalto e cemento. Spazio negato anche al calcio, nemmeno due bambini che giocano a pallone. Sovrabbondanza invece di immagini riprese dall’alto. Tale inclinazione ‘aerea’ viene riconfermata più avanti, allorché l’indagine si allarga oltre i confini del capoluogo: Castel del Monte, Polignano, Ostuni, Trani e un altro porto del nord barese (Giovinazzo ?) vengono frettolosamente sorvolate scegliendo quegli scorci che meglio mettono in luce il culto della pietra e della tinteggiatura a calce (culto, peraltro, con cui lo stesso documentario si apre illustrando Barivecchia). Buone però le scelte musicali, che vanno a scapito di qualunque voce narrante. Una curiosità, infine : Gli spot Barilla e Mulino Bianco di quel periodo, della serie ‘Scelti per mangiare sano’, utilizzarono uno spezzone della pellicola girata dalla Wertmüller. Chi abbia piacere di prendere visione di questo corto (e degli altri undici) clicchi su Bari-12 Directors for 12 Cities e poi si sposti su Famous Italian Cities (1/4): Dopo il contributo di Michelangelo Antognoni, è il turno della Wertmüller e di Bari.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Gennaio 2019

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