Cultura e Spettacoli

L’incauto socialista pagò cara l’intervista

In ‘Radio Bari nella Resistenza Italiana’ di Leuzzi e Schinzano (edizioni del Sud, 2005) ci si occupa en passant di Tito Zaniboni. Socialista e perseguitato politico – nel 1925 era stato condannato a 25 anni di carcere, poi tramutati in confino, per aver attentato alla vita di Mussolini – Zaniboni all’indomani dell’8 settembre tornò in auge. Nominato co-presidente dell’Assemblea del Congresso dei Comitati di Liberazione che si svolse a Bari tra il 28 e il 29 gennaio 1944, al termine dei lavori Tito Zaniboni venne intervistato dai microfoni di Radio Bari da Libero Pierantozzi nel corso della trasmissione ‘La voce dei giovani’. Mal gliene incolse. Fra le tante diffuse da radio Bari, quella era la trasmissione su cui più si appuntavano gli strali polemici di Radio Roma ; all’epoca la capitale era in mano ai nazifascisti. Sulle parole dell’antifascista si fiondarono pieni di livore Radio Roma, il Corriere della Sera e gli altri organi di stampa collaborazionisti. Vennero così rese di pubblico dominio lettere compromettenti scritte da Zaniboni durante il periodo passato a Ponza, dov’era confinato ; nel 1935 aveva ringraziato Mussolini per aver aiutato economicamente la figlia a terminare gli studi universitari, nel 1939 si era lasciato andare a espressioni di consenso verso il fascismo. All’indomani del clamoroso scoop, invano Pierantozzi cercò Zaniboni per una controreplica. Introvabile  per alcuni giorni, Zaniboni si ripresentò improvvisamente, investito della carica di Alto Commissario per l’Epurazione del governo Badoglio. E’ singolare la sollecitudine con cui avvenne questa investitura se si considera come dopo l’8 settembre Zaniboni avesse respinto l’invito di Badoglio ad entrare nel nuovo governo. Sapendo che il successore di Mussolini intendeva usarlo per spiazzare il fronte antifascista, in un primo momento Zaniboni si era tenuto in disparte. Messo alle strette, poi, aveva implorato dallo stesso Badoglio qualunque carica pur di salire su quell’ambiguo carrozzone. In veste di Alto Commissario per l’Epurazione non fece molta strada ; i poteri assegnatigli erano molto limitati e mancava anche una legge che disciplinasse l’attività del Commissariato. Il Partito Socialista non glielo perdonò e, dichiarandosi indisponibile a entrare nel governo di Badoglio (con piena soddisfazione di quest’ultimo), decretò l’espulsione di Zaniboni. Dopo pochi mesi Badoglio, sollecitato da Benedetto Croce che riteneva Zaniboni “un ingenuo, uno troppo buono”, indusse il povero socialista a rassegnare le dimissioni. Forse impietosito,  quando fu a capo del suo secondo mandato Badoglio si ricordò di Zaniboni per nominarlo Alto Commissario per i Profughi e i Reduci. Come tale, Zaniboni rimase in carica fino al 1945 ; dal 1950 sino alla morte langì alla presidenza dell’anonimo UNUCI (Unione Nazionale degli Ufficili in Congedo d’Italia).

Italo Interesse


Pubblicato il 20 Dicembre 2012

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio