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L’inchiesta della Procura manda in fibrillazione il centrosinistra pugliese

 

L’inchiesta della Procura di Lecce, che verosimilmente sta facendo tremare anche qualche politico e funzionario dei Palazzi baresi della politica pugliese, potrebbe avere degli effetti non trascurabili sui programmi e sulle scelte future che il centrosinistra pugliese, in particolare il Pd, potrebbe adottare in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. Infatti, le diverse inchieste e scandali che stanno interessando funzionari e politici di alcuni apparati regionali dell’era Emiliano, a prescindere dagli sviluppi, potrebbero indurre quasi tutte le forze politiche della maggioranza “giallo-rossa” che sostiene il governatore Michele Emiliano ad un autentico cambio di rotta nei rapporti con il Presidente della Giunta e, quindi, a non lasciare che sia quest’ultimo a decidere se riproporsi, o meno, per un terzo mandato, ma che siano invece le forze politiche a decidere comunque per un rinnovamento di candidatura nel 2025 alla carica di Presidente della Regione. Un’ipotesi, questa, che sin d’ora metterebbe in allerta, però, il governatore Emiliano sulle sue possibili opzioni politiche da cogliere prima della scadenza del suo secondo mandato alla guida della Puglia, per non correre il rischio nel 2025 di dover ricorrere, come nel 2020, alle primarie per la ricandidatura e, questa volta, con la possibilità anche di un pericoloso sfilacciamento della coalizione politica che lo sostiene proprio a causa degli imbarazzanti scandali ed inchieste giudiziarie che stanno avvenendo in Puglia sotto la sua gestione. Ma c’è di più! A pesare sul sostegno o meno alla ricandidatura nel 2025, per la terza volta consecutiva, di Emiliano alla guida della Regione Puglia potrebbe esserci anche l’esito del processo che si svolgerà a Torino su un’inchiesta che lo vede rinviato a giudizio per una vicenda di presunto finanziamento illecito nella campagna elettorale delle Primarie del Pd, al tempo del tentativo di scalata contro Matteo Renzi per la segreteria del partito. Per cui il governatore pugliese, per non corre il serio rischio nel 2025 di possibili e, forse, già paventati ostruzionismi alla sua terza ricandidatura alla guida della Puglia, avrebbe la possibilità di candidarsi alle politiche del prossimo anno (come, forse, potrebbe avergli già chiesto il segretario del Pd, Enrico Letta), sia in un collegio maggioritario che in posizione garantita da capolista, in uno dei listini pugliesi del proporzionale; oppure nel 2024 di presentarsi candidato per un seggio al Parlamento di Bruxelles, in modo da poter restare ancora – in caso di elezione – per altri sei mesi alla guida della Regione e, quindi, fin quasi al termine del mandato. Certo, la candidatura al Parlamento europeo comporterebbe qualche incertezza in più per Emiliano. rispento a quella al Parlamento nazionale. Però, non sarebbe forse questo il motivo per cui il governatore pugliese potrebbe preferire il trasferimento romano a quello più complicato (ma non impossibile!) a Bruxelles. Infatti, un eventuale “salto” nel Parlamento nazionale consentirebbe ad Emiliano di rimanere nel circuito politico locale da senatore o deputato. E, quindi, di poter continuare in un certo qual modo ad avere un peso politico, sia pur indirettamente, all’interno dello scenario amministrativo pugliese e, in particolare, barese. Invece, da eventuale deputato europeo (la cui circoscrizione elettorale meridionale comprende ben sei regioni!) l’uscita di scena dal contesto politico locale sarebbe di fatto certa, per le scarse possibilità di influenza che tale ruolo ha nel contesto sia ordinamentale che del partito di appartenenza. Non a caso, gli addetti ai lavori della politica sono soliti definire il Parlamento europeo come “cimitero degli elefanti”, per indicare le ridotte possibilità di incidere da tale ruolo sulla vita politico amministrativa locale. Nel caso in cui il presidente Emiliano decidesse di sgombrare il campo regionale, scegliendo una delle due opzioni politiche accennate e che precedono la scadenza naturale del suo secondo mandato da governatore, chi potrebbe aspirare a succedergli nella candidatura a presidente della Regione nel centrosinistra pugliese? Non dovrebbe essere difficile immaginarlo. Infatti, l’interessato pur non avendo mai avanzato ipotesi in tal senso o lasciato intendere una sua velata disponibilità per quel ruolo, il nome che più circola negli ambienti capitolini del centrosinistra, come possibile successore alla candidatura di presidente della Regione Puglia, è quello del primo cittadino barese e presidente Anci, Antonio Decaro. Ma quest’ultimo sull’argomento tace ed aspetta verosimilmente che, in vista delle politiche del 2023, sia il segretario del Pd, Letta, a spianargli la strada o per Roma o per il Palazzo barese di via Gentile. Ed Emiliano questa volta, forse, dovrà solo decidere quale delle due opzioni fargli scegliere, perché evidentemente quella del 2024 per Bruxelles il sindaco Decaro potrebbe averla già esclusa da tempo con il segretario Letta.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 12 Luglio 2022

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