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L’inchiesta su Emiliano e quell’l’indagine nell’indagine provocata da lui stesso

Un’indagine nell’indagine è ciò che, in base a quanto si apprende, sta accadendo nella vicenda giudiziaria che vede indagati il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il suo Capo di Gabinetto, Claudio Stefanazzi, e gli imprenditori pugliesi Vito Ladisa e Gaetano Mescia (rispettivamente dei settori ristorazione e fotovoltaico) e Pietro Dotti, della Eggers, ossia la società che due anni or sono ha curato la campagna di comunicazione di Emiliano, quando fu candidato alle Primarie per la segreteria nazionale del Pd, poi vinte – come è noto – da Matteo Renzi.Le ipotesi di reato contestate al governatore pugliese – con un avviso di proroga delle indagini notificato durante la perquisizione di mercoledì negli Uffici della Presidenza della Giunta regionale – sono abuso d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità. La stessa ipotesi é contestata a Stefanazzi, mentre sarebbero indagati per  indebita induzione a dare o promettere utilità e per false fatturazioni gli imprenditori coinvolti nella citata vicenda. L’ipotesi che la Procura di Bari sta verificando è che Ladisa e Mescia abbiano pagato le fatture per i compensi dovuti da Emiliano alla Eggers per la sua campagna di comunicazione come candidato alle primarie del Pd di due anni fa, finanziando così in modo illecito il tentativo di scalata elettorale che Emiliano fece per conquistare la guida nazionale del Partito democratico. I decreti di perquisizione sono stati firmati dalla pm Savina Toscani e dal procuratore aggiunto di Bari Giorgio Lino Bruno e sono stati eseguiti mercoledì dalla Guardia di Finanza. Alla Ladisa, in particolare, si contesta di avere pagato fatture per 59.000 Euro alla Eggers, anche se – dall’entourage del governatore pugliese – hanno fatto sapere che la Ladisa non era tra i finanziatori della campagna elettorale per le primarie e che, invece, la società barese di ristorazione aveva in essere un proprio rapporto diretto di lavoro con l’agenzia di comunicazione torinese ed inerente la sua attività nel capoluogo piemontese. L’imprenditore Mescia, invece, figurava già tra i finanziatori di Emiliano,  per la cui campagna elettorale avrebbe speso circa 83.000 Euro. Ed è per questo che le indagini si starebbero concentrando verosimilmente sugli appalti o sulle autorizzazioni amministrative che i citati imprenditori pugliesi potrebbero aver conseguito dalla Regione Puglia in periodo antecedente o immediatamente successivo a quello in cui Emiliano è stato candidato alle primarie nazionali del Pd. L’inchiesta sui presunti illeciti sarebbe stata aperta a seguito di una denuncia anonima, recapitata circa un anno e mezzo fa alla Guardia di Finanza e ad alcuni giornali. Ora, però, considerata la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti, la Procura di Bari ha chiesto e ottenuto dal Gip (Giudice per le indagini preliminari) una proroga di sei mesi per portare a termine l’inchiesta avviata. Ma ciò che più sconcerta nella sintetizzata vicenda giudiziaria è che uno degli indagati, Emiliano per l’appunto, come da egli stesso dichiarato e denunciato, sarebbe stato informato in anticipo da “qualcuno” della perquisizione che la GdF  avrebbe compito negli Uffici della Presidenza della Giunta regionale, in evidente violazione di un segreto istruttorio. Secondo indiscrezioni l’informatore di Emiliano potrebbe essere stato un operatore locale dell’informazione che, venuto probabilmente a conoscenza di quanto sarebbe accaduto attraverso qualche canale informativo interno alla Procura barese o alla GdF, avrebbe verosimilmente informato Emiliano e, quindi, provocando l’evidente rischio di una compromissione delle indagini, oltre che un’altra ipotesi di reato che, dopo la denuncia del fatto da parte di Emiliano, non potrà aprire un altro filo d’indagine all’interno di quella cita e già in essere. “Fatto gravissimo, se l’autore è un
giornalista va deferito al Consiglio di disciplina” è stato il commento dell’Ordine dei giornalisti della Puglia alla fuga di notizie denunciata alla magistratura barese dal Presidente della Regione Puglia, Emiliano, con riferimento all’indagine che lo vede coinvolto. Infatti, “se le indagini dovessero confermare il contenuto della denuncia del presidente Emiliano – ha dichiarato il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Piero Ricci – la violazione sarebbe gravissima se commessa da un giornalista che ha precisi doveri di lealtà e di correttezza, oltre che l’obbligo di informare i cittadini senza tradirne la fiducia” di chi potrebbe eventualmente averlo messo al corrente di fatti riservati e coperti da segreto istruttorio. In ogni caso, sembrerebbe prematura la richiesta dell’Ordine dei giornalisti pugliesi rivolta al procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, sia pur “nel rispetto delle leggi e della riservatezza necessaria delle indagini, di conoscerne l’identità e di trasmettere gli atti necessari per avviare un eventuale procedimento disciplinare, per accertare la violazione delle regole deontologiche anche in assenza di ipotesi di reato”. Infatti, per  eventuali indagini che sono solo allo stato embrionale sarebbe forse più opportuno auspicarne un rapido procedimento di verifica ed accertamento dei fatti, prima ancora che annunciare i “doveri” istituzionali dell’Ordine medesimo nel caso in cui il fatto denunciato da Emiliano risulti accertato dall’Autorità competente. Anche in questo, forse, la prudenza non è mai di troppo per chi svolge un’attività altrettanto delicata quanto quella della magistratura e degli organi di indagine.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 12 Aprile 2019

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