L’inesistente decentramento utile solo alla “cattiva” politica
Il decentramento comunale a Bari? Per avere qualche notizia al riguardo sarebbe forse il caso di provare con la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” di Rai3. Infatti, sul praticamente inesistente decentramento comunale barese, l’unici dati concreti di cui si potrebbe parlare sono l’esoso costo mensile che grava sulla cassa del Comune, per gli emolumenti erogati ai 5 presidenti di Municipio ed ai complessivi 76 consiglieri che compongono le cinque mini-assemblee rionali unitamente agli altri oneri ad essi collegati, mentre l’altro dato certo per molti baresi è la totale inutilità per ciò che attiene alle pochissime funzioni in capo a queste 5 queste sottostrutture dell’Amministrazione comunale e, di conseguenza, la materiale percezione di inconsistenza da parte dei cittadini di questi organi rionali, ai fini della risoluzione dei problemi sia collettivi che soggettivi. Situazione, questa, che man mano che ci si allontana dal centro città, fino a giungere alle estreme e popolose periferie a nord del capoluogo, diventa più sentita e drammatica per i cittadini che si ritrovano a vivere in realtà del tutto scollegate dall’istituzione comunale a cui è affidata la gestione del territorio e dei servizi ad esso connessi, quali sono – ad esempio – l’igiene ed il decoro urbano, i pubblici servizi, la vigilanza locale e tutto ciò che riguarda le piccole e grandi problematiche territoriali che incombono su agglomerati urbani le cui dimensioni sono tutt’altro che sottovalutabili. Cosa sia effettivamente il decentramento a Bari ed in che cosa consista la sua reale utilità per i cittadini dei cinque Municipi in cui è stato suddiviso il territorio comunale barese, non solo non trova risposta convincente da parte di tanti semplici che si pongono tali interrogativi, ma probabilmente ad oggi neppur gli stessi addetti a lavori all’interno del Comune o dei Municipi stessi sono forse nelle condizioni di poter chiarire compiutamente e, soprattutto, con dati di fatto alla mano l’utilità, per la comunità barese (ndr – all’incirca 320mila abitanti), di 5 mini-organi politici, ossia i 5 consiglio di Municipio, il cui operato è spesso inutile o del tutto ignorato dall’Amministrazione comunale centrale. E talvolta, quando non è utile, né è preso in considerazione, è compiuto per assecondare, con pareri e proposte, i desiderata dell’Amministrazione cittadina, secondo gli “imput” da questa dettati. Quindi, considerato che dal 2010 per i Comuni inferiori ai 250mila abitanti il decentramento è stato abolito per legge e per quelli superiori è facoltativo, a Bari sono in molti da tempo a chiedersi “a che serve mantenere in essere un finto decentramento, i cui costi politici per la collettività sono di gran lunga superiori ai benefici che questo può dare?”. Infatti, se non fosse per i benefit economici riconosciuti ai presidenti e consiglieri di Municipio, questi sarebbero forse i primi a riconoscere l’inutilità del decentramento barese, sia per l’attuale mancanza di reali competenze in capo a detti organi, sia per il disinteresse che la comunità barese da sempre ha mostrato nei confronti di un’istituzione la cui funzione, almeno nei Comuni di dimensioni inferiori ai 500mila abitanti, è sempre stata marginale ai fini sia programmatori che di gestione dei territori. Però, gli interessi di una “cattiva politica” ed il disinteresse diffuso di tanti cittadini baresi nei confronti della reale attività posta in essere da parte della classe politica dominante fanno sì che nella nostra città sottostrutture politiche inutili e dispendiose per l’erario comunale, quali sono per l’appunto i consigli di Municipi di decentramento, continuino ad esistere anche quando non c’è più una norma statale che lo impone, come è stato in passato fino al 2010, e lo spreco di denaro pubblico da queste prodotte, per i costi dei politici che li occupano (circa 1,5-2 mln di euro l’anno), venga sistematicamente portato nel Bilancio barese a danno di attività e servizi che, invece, sarebbero verosimilmente più proficue alla collettività.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 22 Febbraio 2022