“L’infortunio sul lavoro è la peggiore disgrazia che possa capitare a un imprenditore”
Il Presidente di Confindustria Puglia, il dottor Sergio Fontana
“L’ infortunio sul lavoro è la peggiore disgrazia che possa capitare a un imprenditore, specie se mortale”: lo dice in questa intervista al nostro giornale il Presidente di Confindustria Puglia, il dottor Sergio Fontana, uno che ha fatto del rispetto della legalità e della correttezza la sua bandiera e il biglietto da visita. Un eccellente e serio imprenditore.
Presidente Fontana, in Puglia e in particolare nella Bat da poco ecco l’ennesimo infortunio sul lavoro, mortale. Che ne pensa?
“Intanto dico che morire di lavoro e sul lavoro è assurdo ed è una vergogna, una sconfitta per tutti. Però sostengo, andiamoci cauti con i processi di piazza e le sentenze previe di condanna. I processi si fanno nelle aule di Tribunale e non sui giornali e dunque nelle valutazioni delle eventuali responsabilità bisogna andarci cauti e senza stilare sentenze preconfezionate. Insomma, evitiamo i linciaggi mediatici”
Veniamo all’ infortunio, quale la sua valutazione?
“La mia idea è che di lavoro e sul lavoro non si debba morire. A mio avviso, l’infortunio sul lavoro, specie se mortale, è la peggiore disgrazia che possa accadere ad un imprenditore. Dal fallimento ci si riprende, ma le conseguenze giuridiche e morali di una morte in azienda non hanno prezzo, non sono risarcibili. Prima di tutto per la persona vittima, per la sua famiglia e in seconda battuta per la reputazione della stessa impresa che ne esce drammaticamente coinvolta e travolta”.
Che fare?
“Senta, io mi sono stancato di piangere sul latte versato come spesso accade in queste circostanze e occasioni. Bisogna essere concreti e pensare alle misure idonee a prevenire. Diciamo subito che un imprenditore che faccia lavorare a nero e non assicurato un dipendente o che gli dia una paga da fame e non adotti le opportune misure di sicurezza non merita la qualifica di imprenditore, ma è un delinquente. Ricordo, da farmacista, che prevenire è sempre meglio che curare, costa meno. Allora io alla politica avanzo una proposta”.
Quale?
“Si rendano fiscalmente deducibili tutti gli investimenti e le spese fatti in attività di prevenzione per gli infortuni sul lavoro. Penso alle certificazioni o all’ attuazione corretta della 231. Le parole magiche devono essere: prevenzione e formazione. Non basta mettere in azienda le migliori apparecchiature contro gli infortuni, ma bisogna formare i dipendenti, spiegare loro che fare e come comportarsi”.
In Puglia è preoccupante il numero di infortuni sul lavoro…
“Non li abbiamo solo in Puglia, ma sono drammaticamente presenti dappertutto. Resto come dicevo, della idea che investire in sicurezza è un vantaggio e non uno spreco di soldi. Poi è anche fondamentale l’ attività di controllo ispettivo e l’onestà degli imprenditori, quelli di Confindustria si comportano bene e se scopro un nostro associato che non rispetta le regole o sottopaga un lavoratore lo mando via senza esitazione alcuna. Noi abbiamo il dovere e dico dovere, di garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, rispettando tutte le norme e in più di dare al lavoratore una paga degna, in regola con i contratti che possa assicurare a lui e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa. Noi come imprenditori di Confindustria siamo stati di recente ricevuti dal Papa. Penso che il binomio pane e lavoro sia assolutamente corretto, da imprenditore, ma soprattutto da credente e cristiano dico che dobbiamo sforzarci di rendere sicuro il lavoro e regolari le condizioni in azienda da ogni punto di vista. Certo, la distrazione o l’imprudenza del dipendente possono succedere e di questo l’ imprenditore non ha colpa, ma noi dobbiamo prevenire e soprattutto investire in sicurezza”.
Bruno Volpe
Pubblicato il 15 Novembre 2023