Cultura e Spettacoli

Lingua barese, quel che resta

Mille anni di vicissitudini tumultuose hanno caratterizzato profondamente la tradizione del capoluogo pugliese. Non poteva non risentirne la lingua. Segnato dall’influenza araba, l’idioma barese si è sempre tenuto in bilico tra ruvidezza e armonia, l’una legata all’altra da una gestualità istintivamente teatrale. Ma nel generale imbarbarimento ora esso ha smarrito la sua originale musicalità a vantaggio d’una asprezza sguaiata e che ai più torna sgradita ; e tale involuzione ha appesantito persino il gesto. Ma tracce della perduta purezza sopravvivono ancora nella voce e nella mimica degli ultimi grandi interpreti. Tra i pochi depositari di questo sapere rientra senza dubbio Nietta Tempesta, decana della scena teatrale barese. L’ultimo saggio del suo talento risale a domenica scorsa, quando in diretta streaming dal Piccinni – nell’ambito di ‘Indovina chi viene a (s)cena’, un format del Teatro Pubblico Pugliese che nasce da un’idea di Giulia Delli Santi – è andato in onda ‘Storielle popolari’, una produzione del Piccolo Teatro di Bari Eugenio D’Attoma. Un gustoso spettacolo di trenta minuti nel corso dei quali la nostra (autentica) lingua finalmente sfolgora e dà vita a tre sapidi quadretti. Graziella la ricamatrice, Giuann ‘u cecate e Michele bagnino-chitarrista innamorato sono i protagonisti di storie da borgo antico che traggono spunto dalla fantasia dell’indimenticato Mario Piergiovanni. Ma tali squarci, questi spaccati di genuinità hanno un retrogusto amaro, malgrado la gaiezza che li innerva, stante il fatto che quella Bari e il suo caratteristico idioma non sono più, o quasi. Con entusiasmo energico e fiero, allora, l’inesauribile Nietta sventola un ideale vessillo. Nell’allestimento curato da Brunella Filì e Fortunata Mosca (collaborazione tecnica di Claudio Farina) ‘Storielle popolari’ ha uno svolgimento di colore conviviale, da ‘dopo pranzo’ viene da dire. Raccolti intorno ad un tavolo, sorseggiando del rosso, due giovani (Nico Sciacqua e Silvia Cuccovillo) ascoltano incantati una matura commensale (la Tempesta) la quale sembra non chiedere di meglio che essere invitata a frugare nel vasto sapere di cui è depositaria per cavarne schegge. Per effetto di un ribaltamento prospettico la piccola tavolata ha come sfondo la platea illuminatissima del Piccinni. Il che comunica allo spettatore, quasi una soggettiva cinematografica, un singolare effetto presenza. I bravi Sciacqua e Cuccovillo di tanto in tanto escono dai panni del commensale per vestire con senso della misura quelli di personaggi di contorno. Tutto il resto ricade sulle solide spalle di una Nietta Tempesta che una volta di più brilla.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 19 Maggio 2021

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