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L’inutilità dei 5 Municipi: tanti costi e quasi zero produttività

 

L’attuazione del decentramento amministrativo nella Città di Bari è diventato ormai un “disco rotto” che puntualmente qualcuno si ricorda di azionare in prossimità delle elezioni amministrative, ma a cui non fanno però più caso i comuni cittadini baresi. Infatti, gli organi di decentramento amministrativo del Comune di Bari, Circoscrizioni prima e Municipi adesso, non sono mai stati percepiti dai baresi come dei validi riferimenti per la risoluzione dei grandi o piccoli problemi del quartiere neppure in periferia, dove si riteneva che almeno lì potessero diventare effettivamente un “trade union” tra l’Amministrazione comunale centrale ed i residenti di queste zone distanti dalla città anche qualche decina di chilometri, come nel caso delle ex frazioni baresi di Palese e Santo Spirito, da una parte, o Carbonara-Ceglie-Loseto, dall’altra, o Torre a mare, dall’altra parte ancora. Il fallimento del decentramento amministrativo barese è da tempo sotto gli occhi di tutti e gli organi politici istituiti per darne attuazione (consiglio e presidenti municipali) andrebbero aboliti, con un consistente risparmio di risorse economiche (circa due milioni di Euro l’anno) per le casse del Comune che potrebbero essere destinate, invece, in modo sicuramente più proficuo per la città e per i cittadini. Però, nessuna forza politica presente nell’aula “Dalfino”, né di maggioranza né tantomeno di opposizione, si è finora dimostrata interessata ad affrontare seriamente la “questione decentramento” e tirare l’inevitabile conclusione che gli attuali cinque Municipi amministrativi baresi, come in precedenza le nove Circoscrizioni, sono inutili come organi politico-amministrativi e meglio forse sarebbe sopprimerli definitivamente ed organizzare in modo più funzionale solo gli Uffici con una dipendenza più diretta dalle Ripartizioni di competenza e la reintroduzione della figura dei delegati del Sindaco sulle diverse aree territoriali della città accorpabili sotto la sovrintendenza di un’unica figura politica, il delegato sindacale per l’appunto, sia da riferimento dei i cittadini del quartiere per le problematiche del posto. Ma, entrando più nel merito della situazione in cui versa il tanto decantato decentramento amministrativo barese, si scopre che nonostante siano trascorsi quasi quattro anni dall’insediamento dell’amministrazione Decaro e con essa dei nuovi finti “Municipi”, il decentramento è ancora fermo all’anno “zero”. Infatti, la macchina amministrativa comunale barese, con la riforma del decentramento  introdotta nel 2013 dall’ex sindaco Michele Emiliano, a detta di alcuni esperti (ma anche di molti cittadini delle periferie baresi che vivono quotidianamente sulla propria pelle disagi e disfunzioni del Comune), è diventata ancor più rigida ed accentratrice rispetto al passato. Ossia a quando il decentramento comunale era rappresentato dalle vecchie nove Circoscrizioni amministrative. Una situazione, quella determinatasi a Bari intorno a questo problema, che a lungo andare rischia di trasformarsi in una vera e propria “polveriera” sociale, per il malcontento che si verifica giorno per giorno nei quartieri periferici più popolosi, quali sono per l’appunto i costituiti  “Municipio 4”, vale a dire le ex frazioni di Carbonara-Ceglie-Loseto, ed il “Municipio 5”, ovvero le ex frazioni di Palese e Santo Spirito. Territori, questi ultimi, che – come si ricorderà – già nel 2009 furono interessati dal tentativo di distacco da Bari, poi non andato a buon fine a seguito delle indebite pressioni esercitate sulla Regione dall’allora Primo cittadino barese, Emiliano. E in particolare sul Consiglio regionale dell’epoca, che aveva già approvato all’unanimità nella competente Commissione “Affari istituzionali” i due rispettivi disegni di legge che avrebbero dovuto riconoscere l’indipendenza amministrativa delle ex frazioni che col referendum consultivo del 2009 avevano dimostrato di volersi distaccare politicamente da Bari. A seguito di quello sventato distacco – come è pure noto – lo stesso Emiliano si impegnò a riformare l’assetto funzionale delle vecchie Circoscrizioni comunali in essere a Bari dal 1981 e che, in trent’anni, non avevano mai dato buona prova della loro presenza, né tantomeno avevano mai raggiunto gli obiettivi per cui – si diceva – erano state create. Risultato? I residenti delle periferie baresi che chiedevano di rendersi politicamente ed amministrativamente indipendenti da Bari sono passati dalla padella alla brace. Infatti, è soprattutto in queste due grandi periferie baresi che il paventato decentramento amministrativo di Emiliano, attuato con l’istituzione dei cinque “finti” Municipi, sta creando maggiori disagi e situazioni di increscendo degrado e trascuratezza del territorio, con conseguenze negative per i residenti sia sul piano sociale che su quello economico, perché a fronte una tassazione locale come quella barese, che risulta tra le più elevate d’Italia (vedi Tarsu, Imu, ecc.), i residenti del “Municipio 4” (Carbonara-Ceglie-Loseto) e quelli del “Municipio 5” (Palese-Santo Spirito) si ritrovano con servizi comunali praticamente ridotti al minimo (vedi – ad esempio – i servizi anagrafici e di Stato civile), se non addirittura inesistenti, come nel caso dell’assenza di Nuclei stabili di Polizia urbana dislocati sul territorio munivipale. Per non parlare, poi, del modo in cui queste particolari periferie baresi, che un tempo, benché contassero un numero considerevolmente più ridotto di popolazione, avevano una propria fisionomia locale ed una diversa dinamicità, che non era certo quella attuale di anonime ed abbandonate periferie cittadine che, con i loro tributi, contribuiscono pesantemente ad alimentare la cassa centrale del Comune barese, E che, nonostante ciò, vengono invece sistematicamente dimenticate ed emarginate rispetto ai grandi progetti di emancipazione, sviluppo e riqualificazione del territorio. “Un esempio per tutti, – esclama un cittadino del Municipio 5 – il problema del fiume di ferro dei binari delle ex FF.SS. che spacca in due Palese e Santo Spirito e che con i suoi sette passaggi a livello rappresenta ancora una delle più dolenti note di questo territorio”. Ed aggiunge: “Non parliamo, poi, dei problemi di inquinamento aeroportuale incontrollato, di mancanza di parcheggi e viabilità nel caos”. Per poi concludere: “Bene ha fatto questo giornale, che sta dando voce a queste nostre lamentele, quando tempo fa, per un servizio su via tenente Ranieri di Palese, titolò: Ma al Comune di Bari sanno di essere ridicoli?”. Allora, si chiedono continuamente molti cittadini baresi (e più in particolare quelli dei due Municipi di pseudo decentramento amministrativo in cui sembra rifiorire in maniera ancor più pressante e pesante la voglia di indipendenza politica da Bari) “a che serve avere sul territorio un’Istituzione  come il Consiglio municipale, il cui costo (circa 200mila euro l’anno) dei politici in esso eletti (consiglieri e presidente) alla cassa comunale non è certo trascurabile?” Infatti, l’autonomia gestionale e, in particolare, quella finanziaria, dei Municipi nel Comune di Bari è praticamente pari a zero. Ed a tale principio è impensabile che anche in futuro vengano ammesse deroghe, in quanto in una città di poco più di 330mila abitanti,  qual è per l’appunto il capoluogo pugliese, dare attuazione ad un effettivo decentramento gestionale del territorio cittadino significa sostanzialmente spogliare di “potere” l’Amministrazione centrale. Quindi, inutile illudersi da parte di chi, tra le fila dei 76 consiglieri municipali baresi ed i 5 Presidenti, pensa veramente che un giorno potrà finalmente avere “dignità” di amministratore pubblico locale a tutti gli effetti. Vale a dire “potere” di incidere in modo determinante sul territorio di competenza con il proprio parere o decisione. In altri termini, nella Città di Bari i cinque “finti” Municipi, ossia gli attuali organi di un pseudo decentramento amministrativo, sono destinati a restare, come d’altronde le vecchie nove Circoscrizioni in vita dal 1981 al 2014, unicamente dei “bivacchi” per i manipoli di quartiere. Ovvero per i “sottoposti” della politica cittadina, che ad ogni elezioni amministrative servono puntualmente a fare da portatori di consenso a coloro che si contendono la conquista del potere comunale ed all’occorrenza, durante l’esercizio amministrativo, a fare da filtro tra i cittadini e gli amministratori centrali, ossia sindaco e giunta. Come dire, i pseudo amministratori municipali sono coloro che devono sedare e tenere a bada il popolo sulle varie problematiche che lo affligge, affinché quest’ultimo arrechi meno fastidio possibile ai “manovratori” comunali, durante l’espletamento del loro mandato. E per i tempi che corrono di ristrettezza delle finanze pubbliche è addirittura paradossale che a Bari si continui a tenere in piedi istituti interni consultivi al Comune, quali sono a tutti gli effetti i “Municipi” amministrativi, il cui costo politico complessivo è di circa due milioni di Euro l’anno a fronte di risorse economiche da gestire ad essi affidate di appena qualche centinaio di mila Euro, sempre annui. Altro che decentramento amministrativo….! Tanto a pagare i costi di questo ennesimo spreco della politica sono sempre gli stessi. Vale a dire i tartassati contribuenti baresi.

 

Giuseppe Palella

 

 

 

 


Pubblicato il 18 Aprile 2018

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