Cultura e Spettacoli

L’ipogeo del Cerbero

C’è da perdersi tra le bellezze degli ipogei di Canosa, questi scrigni di tesori dauno-ellenistici dai nomi suggestivi : L’ipogeo dell’Oplita, d’Ambra, del vaso di Dario, degli Ori… Prendiamo in considerazione l’Ipogeo del Cerbero (nell’immagine). Scoperto nel 1972, esso presenta un corridoio in discesa su cui si aprono quattro camere sepolcrali. In un affresco che sormonta l’ingresso di una di queste camere è riprodotta una ‘deductio ad Inferos’ in cui davanti a Cerbero sono disposte una dietro l’altra tre figure di incerta decifrazione, probabilmente una ‘guida’, il defunto e un guerriero armato di scudo e lancia che procede a piedi tirando per le redini un cavallo. Nella mitologia greca Cerbero era un cane a tre teste posto a guardia dell’ingresso degli Inferi. Creatura dalle fattezze mostruose, Cerbero viene rappresentato diversamente a seconda degli autori. Nella fiaba di Amore e Psiche contenuta ne ‘L’Asino d’oro’ di Apuleio, la protagonista (Psiche) è costretta a compiere un viaggio agli Inferi dove deve affrontare, sia all’entrata che all’uscita, Cerbero, il quale si presenta come “un cane enorme, con una triplice testa in proporzione, gigantesco e terribile, che con fauci tonanti latra contro i morti, cui peraltro non può fare alcun male, cercando di terrorizzarli senza motivo ; standosene sempre tra la soglia e le oscure stanze di Proserpina, custodisce la vuota dimora di Dite”. Nell’Eneide “l’enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci fa risuonare questi regni giacendo immane davanti all’antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole, l’afferra e sdraiato per terra illanguidisce l’immane dorso e smisurato si stende in tutto l’antro” permettendo ad Enea di oltrepassare senza danno la fatale soglia. Nella Divina Commedia Dante attribuisce a Cerbero caratteristiche fisiche umane, tra cui la barba, le mani e le facce. e lo descrive con gli occhi vermigli, con il ventre dilatato dalla voracità e le zampe artigliate per afferrare il cibo. Cerbero, infine, rappresenta l’ultima ‘fatica’ di Ercole. L’eroe questa volta è chiamato ad avere ragione, e a mani nude, del mostro, che non deve uccidere, ma portare in catene per dimostrare ad Euristeo (il re che ha imposto all’eroe le dodici fatiche) che anche l’ultima prova è stata superata. Dopo di che il mostro viene ricondotto al suo posto. Insomma, malgrado l’aspetto spaventoso, Cerbero non è un ostacolo insormontabile. Dimenticavano Orfeo, il quale, sceso nell’Ade per riportare in vita l’amatissima Euridice, ammansisce l’orrido custode col suono della lira.

Italo Interesse


Pubblicato il 29 Novembre 2018

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