Cultura e Spettacoli

Liturgia dell’orrore

Può esserci uno scambio di battute fra un serial killer e la sua vittima? Dipende dalle modalità adottate dallo psicopatico. Se la patologia di questi prevede pure il tormento della vittima, è verosimile che nelle pause fra un supplizio e l’altro ci sia spazio per un dialogo tra i due. Alfredo Vasco prova a immaginare uno di questi dialoghi e lo mette in scena. Già testato al Duse in occasione di una sperimentale messinscena notturna, ‘Battute in libertà di un serial killer e la sua vittima’ è stato in cartellone domenica scorsa al Teatro Osservatorio. E’ quest’ultimo un contenitore per una trentina di spettatori adattato a spazio scenico mediando fra esigenze tecniche e preesistenti segni architettonici. Il risultato, a suo modo intrigante, è un luogo atipico che riporta alla memoria i primordi del teatro di frontiera, quel teatro maledetto, lisergico e politicamente scorretto che fece da humus alla beat generation. Per quanto si apra al livello del piano stradale, lo spazio scenico in questione  fa pensare a un sotterraneo, a un cupo nascondiglio per dissidenti, clandestini, ricercati… o psicopatici sanguinari. Ciò ne fa l’habitat perfetto per un allestimento volutamente minimale, scabro, buio e tagliente. Dubitiamo che altrove il lavoro di Vasco possa brillare come è avvenuto al Teatro Osservatorio. Gli stessi interpreti, i bravi Silvia Mastrangelo e Nico Sciacqua, sono apparsi suggestionati dalla location. Diversamente non sapremmo giustificare l’autenticità dei calci inflitti alla preda e il palese turbamento della Mastrangelo ancora a qualche minuto dal termine dello spettacolo. I due attori si sono lasciati prendere la mano? Forse. Soprattutto è  il testo di Vasco che prende e violenta. ‘Battute in libertà…’ è scrittura apprezzabile per il fatto d’essere verosimile scambio di parole che avviene all’interno di una situazione estrema fra persone in preda a estremi stati emozionali. Senza citarlo, Vasco scomoda Freud e disegna un inquietante quadro mentale nel quale pattume filosofico e delirio di onnipotenza si annodano con voluttà al complesso d’Edipo e ad altri sinistri contorcimenti del pensiero. Fra mostro e preda si dipana così un appassionante duello dialettico che si conclude con l’inevitabile sacrificio. Soccombe il più debole, la donna, con l’onore delle armi però, dal momento che sa lottare conservando la propria dignità sino all’ultimo. Presi dalla parola, Sciacqua e la Mastrangelo danno vita a vibranti prove d’attore che mordono la platea. Vasco imprime movimenti lievi, brevi e lenti. Tanto conferisce le giuste cadenze a quella che in definitiva è una liturgia dell’orrore.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Dicembre 2014

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