Cultura e Spettacoli

Lo cunto della donna senza braccia

Molte sono leggende di Natale legate alla nostra terra. Navigando in Rete abbiamo scoperto una storia suggestiva e piuttosto edificante e che si vuole originaria di Grottaglie : “Maria fu aiutata a mettere al mondo Gesù da una donna di nome Anastasia, una donna priva di braccia, la quale la confortò per tutto il travaglio. Appena il Bambinello nacque, Anastasia in un attimo d’irresistibile trasporto avvertì l’impulso di abbracciare la Madonna. Miracolosamente le furono restituite le braccia… Non è insolito notare nei nostri presepi più antichi, tra le varie statuine, quella di una donna senza braccia.” . La genesi di certe storie può essere curiosa. A proposito di Anastasia abbiamo un idea. Per prima cosa andiamo indietro nel tempo. In passato tra il popolo, vuoi per tradizione, vuoi per non fare inutilmente scialo, le statuine del presepe si tramandavano di generazione in generazione. Fatte di cartapesta o gesso, era facile che nel corso del tempo andassero incontro a ‘incidenti’. Quanti Magi azzoppati, quanti angeli acefali e zampognari privi di strumento affollavano i presepi di una volta, prima che la plastica prendendo il sopravvento assicurasse immortalità a Madonne, venditori ambulanti e panettieri. Chi sapeva farlo, riaccomodava queste micro sculture. Diversamente, le ostentava così com’erano, gloriose e monche. E ora immaginiamo un bimbo che, incuriosito dalla figura di una donna priva di braccia, ne chieda spiegazione al nonno. Sono ancora i tempi delle favole narrate ai piccini nel letto o davanti al camino. E ancora trovano riverbero gli ultimi echi della tradizione orale. Gli anziani hanno sviluppato una fervida fantasia potendo attingere da un inesauribile patrimonio di leggende. Ecco allora, la banalità di un gesto maldestro (la statuina sfuggita di mano) dare origine all’inesistente episodio della pietosa focomelica. E’ un po’ la storia della pezza a colore, però funziona. L’edificante parabola fulmina il bambino e lo segna. Fatto grande, quell’uomo racconterà ai nipoti la storia di Anastasia (che potrebbe essere il nome della madre o della nonna) e con una passione contagiosa. Alla sua morte il ‘contagio’ si estende oltre i confini famigliari. Procedendo di padre in figlio la storia si sedimenta nei termini di ‘cunto’ e così arranca sin all’era globale. Di qui, forse, l’uso – oggi certamente scomparso – di mutilare della braccia un personaggio femminile e avvicinarlo alla capanna. A questo punto, chissà quante altre storie avrebbero potuto prendere vita intorno a un Gesù Bambino senza una mano, un bue con un corno solo o un pastore privo delle gambe.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Dicembre 2014

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