Cultura e Spettacoli

Lo scalpello prima, il pestello dopo

 

Fino a qualche settimana fa un rigattiere del capoluogo aveva in vendita un mortaio in pietra di produzione pugliese “garantita” (non si sa come), risalente all’Ottocento, alto 25 cm, profondo 37 e largo 38. Prezzo : trecento euro, senza pestello… Di questi manufatti ne sono rimasti pochi in giro. La richiesta più alta viene dai paesi nordeuropei dove, come si fa con le nostre masserie, i trulli e gli uliveti, non si bada a spese. E pensare che una volta si guardava con dolore a questi utensili, espressione ‘domestica’ della fatica della vita contadina. A differenza di quelli piccoli, adoperati in passato in farmacia e ancora oggi in uso nella cucina di tradizione, i mortai in pietra erano destinati alla macina di piccole quantità di cereali per ricavare farine di frumento, mais, orzo, avena, segale, legumi… L’operazione, che consentiva di risparmiare sul costo di macina (e di aggirare la tassa sul macinato), aveva luogo con l’uso di un pestello generalmente in legno – d’olivo – piuttosto che di pietra, materiale che spesso si rompeva e regolarmente lasciava un velo polveroso di frammenti. Se i vecchi mortai richiamano l’idea di povere donne pazienti e rassegnate, mute nell’esercizio di un movimento ottuso, faticoso e prolungato, ciò va a scapito della memoria di altri disgraziati di sesso opposto che consumavano il tempo con un martello e uno scalpello in mano. E già, perché dietro ognuno di quei manufatti si nascondeva, in origine, altra e più stremante fatica : quella di una particolare categoria di ‘lavoratori della pietra’. A lavora la roccia erano all’epoca due figure : Lo spacca-pietre, manovale che lavorava solo di piccone o mazza, strumenti con cui nelle cave staccava  blocchi di roccia destinati al lavoro dello scultore, e lo scalpellino, abilissimo artigiano specializzato in fregi decorativi i cui utensili erano  martelli leggeri e scalpelli sottilissimi. Fra le due categorie se ne interponeva una terza, composta  da operai non così abili da ricavare dalla pietra spirali, croci, solchi ad incavo o a rilievo, ma nemmeno così grossolani da essere destinati al bestiale lavoro della frantumazione della roccia a forza di braccia. Erano costoro i fabbricanti di abbeveratoi, vasche e, appunto, mortai. Un lavoro che richiedeva comunque fatica e attenzione. Un colpo dato più forte del necessario poteva compromettere il lavoro di giorni. Perché questi manufatti si ricavavano tutti allo stesso modo, scavano all’interno di un unico blocco di pietra.  Quanto lavoro poteva richiedere un mortaio come quello messo in vendita dal rigattiere di prima? Approssimativamente, una settimana. Sette giorni di fatica per ricavare cosa? Non doveva valere molto la giornata di un operaio a limitata specializzazione. Ma chi farà mente locale al sangue, al sudore e alle lacrime che possono celarsi dietro un oggetto voltato cent’anni dopo in grasta per i fiori o portaombrelli?

 

Italo Interesse


Pubblicato il 7 Maggio 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio