Cronaca

Lo scandalo degli ottantacinque agenti pagati da due anni per non lavorare

“Ancora un altro, estenuante, ritardo della Regione Puglia a danno del personale dell’ex Polizia Provinciale, oggi Nucleo di Vigilanza Ambientale. Gli operatori, infatti, si trovano da ben quattordici mesi in un limbo senza uscita, mentre basterebbe adottare lo “Schema di Regolamento del Nucleo di Vigilanza Ambientale della Regione Puglia”, ancora arenato in Consiglio, per sbloccare la situazione”. Torna a denunciare forte e chiaro la condizione lavorativa degli ex poliziotti ambientali della Puglia il consigliere pugliese del Movimento 5Stelle Cristian Casili, deciso a evidenziare ancora una volta le disfunzioni causate dalla riforma Delrio. Una riforma che ha lasciato alle Province le competenze in materia di edilizia scolastica, tutela e valorizzazione dell’ambiente, trasporti e strade provinciali, mentre ha assegnato alle Regioni la Vigilanza ambientale e con essa gli ex poliziotti provinciali che dovrebbero occuparsi della prevenzione degli incendi, dei controlli sui reati ambientali, sulle discariche abusive e sulla vigilanza venatoria. “Dal primo agosto dell’anno scorso 85 ex poliziotti ambientali pugliesi vengono pagati per non lavorare – spiega il Vicepresidente della V Commissione Ambiente – una situazione che crea danni non solo ai suddetti lavoratori, che chiedono da tempo a gran voce di svolgere con dignità il proprio lavoro, ma all’intera collettività, che si vede privata di servizi essenziali di vigilanza e controllo. Al danno si aggiunge la beffa – incalza il pentastellato – perché ai lavoratori è arrivata una nota dalla “Sezione di Vigilanza ambientale” attraverso la quale si chiede ai propri dipendenti la disponibilità all’utilizzo del mezzo proprio per le attività di vigilanza. Siamo al grottesco: pur di non sbloccare la situazione si chiede agli agenti di vigilanza, assunti dalla Regione, di usare la propria macchina privata per svolgere il servizio, sapendo che quel servizio ad oggi non sono autorizzati a svolgerlo”. A questo proposito Casili ricorda che la legge regionale n. 40 del 30 dicembre 2016, all’art. 36 “Disposizioni in materia di spese di funzionamento della funzione di vigilanza ambientale”, dispone nel bilancio regionale una dotazione finanziaria di 300mila euro per alcune voci di spesa, tra cui il vestiario, le dotazioni di sicurezza e la mobilità”. Un altro disagio causato da questo ritardo, che poi sarebbe quello ancora più grave ed evidente, è la totale assenza di vigilanza venatoria. “Diventa sempre più concreto il rischio che, anche quest’anno, la stagione venatoria si svolga senza un’adeguata vigilanza – prosegue Casili – perché il Disegno di Legge n. 67 del 2 maggio 2017, che assegna la vigilanza venatoria al Nucleo di Vigilanza Ambientale della Regione Puglia, non è ancora stato approvato e, anche in questo settore, la situazione è di stallo totale. Il personale del Nucleo di Vigilanza ambientale, ex Polizia Provinciale, è contraddistinto da professionalità altamente specializzate nell’ambito della tutela del territorio extraurbano e rurale, nella lotta ai crimini ambientali, al fenomeno del maltrattamento degli animali, del bracconaggio e in genere contro lo sfruttamento criminale dell’ambiente e degli animali. Se non verranno ripristinate al più presto tutte queste funzioni, ci troveremo in una situazione di carenza di polizia ambientale-ittico-venatoria”. Uno strumento necessario in una Regione del Mezzogiorno in cui imperversano sacche importanti di criminalità organizzata, collegate alle peggiori ecomafie.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 4 Ottobre 2017

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