Cultura e Spettacoli

Lo scoglio del Tonno

L’antropizzazione non ha mai fatto bene al pianeta, specie dopo l’avvento della rivoluzione industriale. Il volto della terra va mutando, sempre più sensibilmente, e non certo in meglio. Tritolo e bulldozer, che possono più di terremoti e bradisismi, fanno svanire colline, laghi, foreste e ne creano altrove di artificiali, scavano canali e deviano corsi d’acqua, cancellano arenili, ‘inventano’ spiagge… Persino le isole non trovano pace, nel senso che, quando piccole, rischiano addirittura di essere cancellate. Ciò è successo due volte in Puglia, e nelle acque di Taranto. C’era una volta nella città dei due mari l’isola di Nicolicchio. Faceva parte dell’arcipelago delle Cheradi. Chiamata dai pescatori ‘u squegghie (lo scoglio), era ubicata in prossimità di punta Rondinella (anticamente ospitava una badia si rito greco dedicata al culto di San Nicola). L’isola di Nicolicchio è ‘scomparsa’ di recente, quando lavori di ristrutturazione industriale e l’allargamento del porto mercantile ne determinarono l’inglobamento nella linea di costa. Ancora prima a Taranto c’era lo Scoglio del Tonno, un isolotto che spuntava a dieci metri da un piccolo promontorio a ridosso del mare a occidente dell’imboccatura del Mar Piccolo. In tempi preistorici scoglio e rilievo costituivano un tutt’uno. La felice ubicazione del sito invogliò i primitivi a prendere possesso di quel piccolo lembo di terra, come testimoniato da numerosissimi e preziosi rinvenimenti che, stratificati, si estendono dal Neolitico all’Età del Ferro (particolarmente importanti i resti del villaggio dell’Età del Bronzo, con tracce di muro di fortificazione, da cui proviene la maggior parte degli oltre settecento frammenti di ceramica di tipo miceneo e degli oggetti in bronzo recuperati nel sito). In seguito la collinetta cominciò a diventare oggetto di escavazioni allo scopo di ricavarne mattoni. Ciò indebolì il blocco di carparo che, già minato dalle infiltrazioni e dall’azione erosiva delle maree, finì col collassare provocando il distacco della punta del promontorio dalla linea di costa. Era nato lo Scoglio del Tonno, così battezzato più avanti forse per la presenza di una tonnara. Poi arrivò l’era industriale e fu la fine. La necessità di una grande trincea per la tratta ferroviaria Taranto-Metaponto impose il livellamento dell’area e il ricongiungimento del vecchio scoglio con la terraferma. Rimase solo il toponimo, del quale è rimasta viva la memoria a Taranto, tant’è che la toponomastica cittadina contempla una Via Scoglio del Tonno che si allunga alla periferia del centro abitato in direzione di Talsano.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 15 Luglio 2015

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