Lo sdegno dell’Uomo di Cro-Magnon
Grotta Paglicci, una grotta situata in località Paglicci (Rignano Garganico), presenta pareti cosparse di graffiti, pitture parietali e impronte di mani. Ma ciò costituisce solo una parte dei tesori di questo sito archeologico, l’unica rimasta al suo posto. Il resto delle ricchezze una volta era depositato sul suo ben livellato e ‘artificiale’ pavimento. Pavimento che scavi recenti hanno riportato all’originale irregolarità. Abitata dall’Uomo di Cro-Magnon, Grotta Paglicci ha visto stratificarsi tracce di innumerevoli generazioni. Sono ben 45mila i reperti riportati alla luce, quasi tutti conservati presso gli Archivi della Soprintendenza Archeologica di Taranto e nella mostra-muso di Rignano Garganico. Il più prezioso di questi reperti consiste in una pietra usata come pestello da mortaio e sulla cui superficie sono stati trovati granuli di amido di avena. Ne è stato dedotto che migliaia di anni fa le comunità di Grotta Paglicci ricavavano una rudimentale farina da graminacee selvatiche, con prevalenza di avena, forse del tipo ‘barbato’. La scoperta allarga il numero degli interrogativi. Per esempio, dove col pestello quei primitivi trituravano quelle graminacee? Quasi sicuramente utilizzavano come mortai pietre la cui forma si prestava naturalmente a quella necessità e che l’uso prolungato modellava sino alla perfezione. Ma una volta mescolata ad acqua, come cuocere quella rudimentale pasta in assenza di forni? Ancora oggi le ultime popolazioni del deserto cuociono sottilissime forme di pane su pietre ben levigate e larghe preventivamente arroventate. A Grotta Paglicci non facevano diversamente. Non prima però d’aver fatto ricorso ad alcune cautele : Il particolare stato di conservazione dei granuli d’avena ritrovati all’interno della spelonca garganica ha convinto gli scienziati che quei chicchi erano sottoposti ad un trattamento termico artificiale prima di essere macinati. Evidentemente l’azione dell’aria e del sole non bastava o, bastando, richiedeva troppo tempo. Per cui, una volta essiccata alla meglio, quell’avena veniva riscaldata. Ma in che modo, avvicinandola al fuoco? Un sistema inaffidabile, considerato il rischio di carbonizzazione. Meglio invece mescolare quei chicchi a ghiaia bollente e rigirare con bastoni…. Ancora le pietre insomma. Pietre con cui scacciare intrusi, macinare fiori e ricavarne colori, graffiare una parete rocciosa per disegnarvi cose, ricavare punte di frecce, raschiatoi, lame di ascia… L’ingegnosità dei nostri progenitori aveva dello straordinario. Ma tutte queste sono cose che fanno il solletico ai balordi. Nel 2006 Grotta Paglicci ha subito gravi atti vandalici, il più grave dei quali (anche il più complesso, a ben guardare) è consistito nell’asportazione del ponteggio metallico che consentiva di camminare sul suolo della grotta senza comprometterlo. Una cosa che avrebbe sdegnato anche l’Uomo di Cro-Magnon.
Italo Interesse
Pubblicato il 20 Giugno 2019