Cultura e Spettacoli

Lo spettro della rosa, l’ultimo contributo della creatura di Elisa Barucchieri

Lunedì scorso al Nuovo Abeliano il Centro Nazionale di Produzione Res Extensa

Continua l’opera indefessa del Centro Nazionale di Produzione della Danza Res Extensa – Porta d’Oriente. L’ultimo contributo della creatura di Elisa Barucchieri alla promozione dell’arte coreutica di qualità risale a lunedì scorso, quando al Nuovo Abeliano erano di scena tre stelle: Matteo Bittante, per anni partner dell’étoile Luciana Savignano, insieme a due grandi danzatori britannici: Travis Clausen Knight, recentemente interprete con Roberto Bolle in ‘Bolle and Friends, e James Pett, già partner di Alessandra Ferri nel documentario della BBC: ‘Performance live’. Prima però che sul palcoscenico della struttura di Padre Kolbe si accendessero le stelle, si è voluto attingere dal vivaio pugliese. Ed ecco in apertura di serata ‘Humus’, una coreografia di Francesca Beatrice Vista interpretata dagli allievi–danzatori del Liceo Coreutico ‘Da Vinci’ di Bisceglie. Ispirato al tema degli ecosistemi e della biodiversità, ‘Humus’ appaga la vista per lo slancio giovanile col quale si propone, benché tale generosità presenti il limite, a tratti, di rendere il lavoro un po’ dispersivo. Eseguito da un numero consistente di danzatori, Humus vive il suo momento migliore nel finale, quando l’intero corpo di ballo scompare sotto un immenso velario, come un pugno di semi deposti nella carne di Madre Terra per evolvere in germogli di un mondo nuovo e finalmente migliore. Venendo alle star, prima è stata la volta di ‘Le spectre de la rose/Rave’, poi di ‘In the absence’, due produzioni Dancehauspiù. Ispirato a un poema di Théophile Gautier, ‘Le spectre de la rose’ è un classico passo a due. Ma Bittante, nei panni del sognatore (una sognatrice nel libretto di Jean-Louis Vaudoyer) raddoppia la figura dello spettro. In questo modo l’atto seduttivo (in origine il vorticoso valzer dello spettro con la ragazza) assume cadenze più rotonde, sino a vestire nel finale un colore orgiastico. Pett e Clausen-Knight (nell’immagine) si rivelano strepitosi, oltre che conturbanti nella loro bellezza, che li fa somigliare più a figure mitologiche che ad abitatori dell’oltretomba. Ritroviamo i due danzatori, e questa volta soli, nel successivo ’In the absence’. Due personaggi lacerati, di cui il primo resta preda dei propri limiti mentre il secondo si lascia guidare dalla volontà di superarli, si confrontano appassionatamente  su una distesa di frammenti di carta plasticata color oro e argento. Sotto il tiro dei riflettori tale distesa si accende di una luce ora calda, quasi i due si muovano su braci ardenti, ora fredda, come una megalopoli vista dall’alto. L’effetto, suggestivo, fa da degna cornice ad una performance meno spettacolare della precedente, ma più vibrante sul piano emotivo e che Pett e Clausen-Knight interpretano con esemplare intensità.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 16 Novembre 2023

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