Lo spettro delle Cheradi
La sciatteria con cui viene affrontato il tema dei fantasmi eguaglia quella con cui si disquisisce di ufo. Ne consegue una facilità di ‘avvistamento’ che, amplificata dalla Rete, produce l’unico risultato di estendere il pregiudizio anche ai pochi casi che meritano attenzione. Allo stesso modo in cui lanterne volanti, aerei, palloni sonda e fenomeni atmosferici vengono scambiati per oggetti volanti non identificati, così qualunque castello o dimora in abbandono diventa rifugio di figure spettrali. Quest’ultimo tipo di abbaglio si rivela particolarmente fecondo quando trova alimento in contesti culturali segnati da un approccio morboso all’Inspiegabile. Prendi la gente di mare, ne esiste di più superstiziosa? Mai portare un ombrello a bordo, mai alzare una vela verde o cambiare nome ad una barca, a un piroscafo, a una nave da guerra. E attenzione al giorno del varo, ‘ché se la bottiglia non si frange contro la fiancata … Non si contano poi le leggende a proposito di navi maledette, di navi colate a picco ma la cui sagoma sinistra continua a percorrere l’ultima fatale rotta. I vecchi pescatori tarantini evitano di passare davanti all’isola di San Paolo, la più piccola dell’arcipelago delle Cheradi. Dicono che quell’affioramento roccioso porta male, che è responsabile di tutti i naufragi della zona. Tutta colpa del fantasma di Laclos, che più di qualcuno giura di aver visto vagare a San Paolo… Ma chi fu questo Laclos? Pierre Choderlos de Laclos fu un militare francese con la passione per la letteratura (fu autore del celebre ‘Les liaisons dangereuses’, da cui nel 1988 Stephen Frears e Milos Forman ha tratto un film di successo). A lui nel 1803 Napoleone affidò l’incarico di fortificare le Cheradi a difesa del porto di Taranto. Il generale Laclos s’impegnò per riaccomodare vecchi fortilizi borbonici. Ma febbri malariche gli furono fatali. Laclos si spense lo stesso anno, stroncato dalla malaria. La morte avvenne nel Convento di San Francesco a Taranto. Rivoluzionario convinto, Laclos rifiutò i conforti religiosi. Ciò gli precluse la sepoltura in terra consacrata. Avendone però già espresso il desiderio, venne seppellito nella piazza d’armi del Forte di San Paolo, che da allora prese il suo nome. Il suo riposo durò poco più di dieci anni. Si ritiene che le spoglie siano state gettate in mare all’indomani della sconfitta di Napoleone. Di qui la nascita della leggenda del fantasma. Abbandonato a sé stesso, Forte Laclos andò incontro al degrado. Tornò in auge con l’Unità d’Italia. Sulle rovine del Forte furono installate la Batteria Ammiraglio Aubry e la Torre Corazzata Vittorio Emanuele II per complessivi 4 cannoni da 149 su affusto a scomparsa, 2 da 400, 4 (navali) da 152 e 4 a tiro rapido da 57. Oggi di quelle fortificazioni restano solo i basamenti, a parte la torre corazzata che, ancora ben conservata, costituisce un esempio di ingegneria militare di grande innovazione. Una curiosità: quei resti hanno importanza anche dal punto di vista paleontologico. Sono infatti rivestiti di blocchi di calcare provenienti dalla Murgia tarantina e sulla cui superficie si possono osservare resti fossili di un organismo bivalve che viveva cento milioni di anni fa e di cui non esiste altra traccia al mondo.
Italo Interesse
Pubblicato il 31 Agosto 2019