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Lo sponsor che assilla

Ciò che fa specie guardando i primi piani dei calciatori del passato immortalati dalle figure Panini – diciamo sino agli anni settanta – non è solo la goffaggine di quei giovani in posa davanti alla macchina fotografica (guarda invece ora come sanno reggere il primo piano gente come Buffon, Messi o Iguain). A fare specie è anche la semplicità della divisa : una maglia mono cromatica bordata d’altra tinta intorno al colletto oppure a bande verticali accostate di colori diversi. Adesso il nerazzurro o il biancorosso fanno da striminzito sfondo a sponsor invasivi. Non meno appariscente il marchio di fabbricazione della maglietta. C’è sempre meno spazio per i colori sociali, persino sul retro della maglietta, dove a ridosso del numero di identificazione (adesso più imponente di ieri per ragioni televisive) spicca il nome del calciatore accompagnato da un secondo sponsor… Anche i calzettoni sono stati ‘sporcati’. Restavano immacolati solo i pantaloncini. Ma negli ultimi tempi questo caratteristico elemento della divisa si è allungato al punto da lasciare scoperte solo le ginocchia, per di più offrendo alle gambe la stessa libertà concessa da un kilt. In altre parole, serve più stoffa per confezionare un paio di pantaloncini che per una maglietta. Una tentazione troppo grossa per società commerciali avide di spazi in cui proporsi e per società calcistiche non meno avide di ricavo, specie da quando le società sono diventate libere di scegliersi lo sponsor invece di vederselo imposto dalla Lega. La novità ci riguarda da vicino dal momento che già dalla rovinosa partita avantieri a Crotone, l’A.S. Bari sfoggia sui pantaloncini il logo della ESIM, che sta per Elettrica Società Impianti Meridionali (un’azienda che si occupa di impianti elettrici legati al ramo ferroviario). E mentre in Rete gli ultras ironizzano (‘E SIM fatt’ n’ald’affare’….), Paparesta si dichiara contento del fatto che la ESIM sia un’azienda barese. Bari a parte, però, a questo punto c’è da preoccuparsi : finita la divisa che resta? Questo calcio fasullo e incorreggibile, ingordo e debitore impenitente,  ha bisogno ancora di soldi… Le scarpe e lo stesso pallone mal si prestano ad accogliere scritte che siano leggibili, salvo ruffianissimi primi piani a gioco fermo. Avanzano allora due cose. La prima è la superficie stessa del campo : se dal prato si passa al sintetico, hai voglia ad accogliere sponsor. Finirebbe come per i terreni di gioco di volley e basket, ridotti all’indecenza.  Infine l’ultima spiaggia : la carne umana. Se atleti possono scendere in campo disgustosamente tatuati dai polsi al collo, perché non sostituire quelle assurdità tribali con richiami commerciali? Sai che bello un Buffon che recasse scritto in fronte : Bevete Coca Cola… E Messi che regala gli avambracci alla Harley Davidson? Iguain che offre un ginocchio alla Honda e l’altro a Prada?… Tempo ci vuole. Forse nemmeno tanto.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 24 Settembre 2015

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