Cultura e Spettacoli

L’olmo della libertà

Durante la breve stagione della Repubblica Napoletana a Orsara, Ostuni, Altamura, Modugno, Martina Franca e in diversi altri comuni pugliesi venne eretto l’Albero della Libertà, simbolo della rivoluzione francese. Esso non consisteva in un albero vero e proprio, sradicato da qualche parte e infisso nella piazza principale, consisteva invece in un comune palo adorno di nastri colorati sormontato in cima dal famoso berretto frigio, il copricapo conico di colore rosso con la punta ripiegata in avanti che, già indossato dai galeotti di Marsiglia liberati nel 1792, divenne un’icona della Rivoluzione ; lo stesso copricapo è calzato dalla Marianne nel celebre quadro ‘la Libertà che guida il popolo’ di Eugéne Delacroix (più in là l’Albero, evoluto in simbolo dell’ideologia liberale, venne piantato in occasione di altri eventi rivoluzionari, come fu nel 1849 per celebrare la nascita della Repubblica Romana). Eppure è successo, talvolta, che questo simbolo di ribellione e rinascita fosse rappresentato da un albero vero e proprio. E c’è chi sostiene che alcuni di quegli alberi sono ancora in vita. A Putignano, per esempio, ne sono convinti. Era il 1806 quando a Putignano i Francesi piantavano davanti al Municipio tre olmi destinati a simboleggiare l’ideale rivoluzionario. Cronache del tempo raccontano che quando i tre alberi vennero messi a dimora il popolo accompagnò l’evento con giochi, canti e balli, pretendendo persino, ma all’unico scopo di deridere i nemici, che un prete benedicesse le giovani piante. Sfumata la fugace effervescenza libertaria, quegli olmi non patirono la fine che i Borbone riservarono al loro ritorno ai (veri) Alberi della Libertà, buttati giù a colpi d’ascia tra il compiacimento del clero, dei baroni e del popolo ‘basso’. Quelle tre piante, riconosciute ‘innocenti in sé, vennero risparmiate ; ebbero così modo di crescere e prosperare. Peccato che l’olmo non sia albero longevo come la quercia o l’ulivo. Due di quegli olmi non ce la fecero a giungere ai giorni nostri. Ad essiccarli e quindi a decretarne l’abbattimento fu negli anni venti una malattia detta grafiosi,  provocata da un fungo di origine asiatica. Sicché per l’unico sopravvissuto si può gridare al miracolo : 208 anni per un olmo sono un record. Liberato di due chioschetti che ne soffocavano il tronco, l’ex Albero della Libertà di Putignano ora svetta rigoglioso. Una targa fatta collocare alcuni anni fa ricorda a tutti i putignanesi che quello è l’albero più antico e carico di storia della città. – L’immagine che illustra queste righe è un particolare di una stampa acquerellata nel XVIII secolo da Etienne Bericourt e attualmente conservata a Parigi presso il Muséè Carnavalet.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Settembre 2014

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