Cultura e Spettacoli

L’omaggio alla Divina

I chiari di luna sono meravigliosi. Spiace però che nel linguaggio comune tale  espressione venga tirata in mezzo solo a proposito di ristrettezze. Altri per fortuna hanno pensato a nobilitarla. Fino a pochi giorni fa a ‘Chiari di luna’ corrispondevano una canzone di Roberto Vecchioni (inclusa nell’album ‘Ippopotami’ del 1986), il primo film diretto da Lello Arena (1988) e un Festival di teatro nato a Maglie nel 2005. Adesso la breve lista si è allungata, dovendosi mettere in conto anche un testo di Francesco Carrassi, ispirato e interpretato da Liliana Chiari (cosa che spiega l’origine del titolo dello spettacolo). ‘Chiari di luna’, che vede la nota attrice impegnata assieme allo stesso Carrassi e Giuliano Ciliberti, è andato in scena al Purgatorio pochi giorni fa. Il lavoro rende omaggio a Eleonora Duse, questa figura entrata nella leggenda per l’intensità del suo essere donna, per la portata del talento scenico e per il ruolo svolto all’interno del teatro italiano, che ella seppe svecchiare – affrancandolo dalla tradizione francese – in più trasformandolo in uno strumento di denuncia dei falsi valori del tempo. Paludata di bianco, Liliana Chiari è una Duse spettrale, un personaggio a metà strada fra l’entità evocata e la donna al lumicino che riflette con nostalgia sul tempo perduto. In questo sottile alito di morte, è percepibile una nota quieta. L’interiorità nevrotica e alienata della donna amata (e usata) da D’Annuncio qui non trova spazio. Né trova spazio la grandeur spesso aspra e spigolosa comune a tutte le Dive. Con senso della misura Liliana Chiari presta anima e corpo a una regina del palcoscenico disillusa e stanca, benché qualche ritorno di fiamma, queste micro ‘eruzioni’ di vanità, testimonino una sete di vita non ancora sopita o rassegnata. Una donna dignitosamente sola e nella cui mente echeggiano le parole pronunciate fra carteggi e libri da un popolo di ammiratori, critici, drammaturghi (figure che prendono corpo nella calda voce di Carrassi). E un’altra voce, questa volta più profonda ed intima, riempie la solitudine dell’unica protagonista : quella del cuore, che risuona sotto forma di una decina di canzoni. Giuliano Ciliberti, che sorprende per qualità tecniche e presenza scenica, chiude il triangolo emotivo. Nell’insieme,’Chiari di Luna’ svela un disegno lucido e geometrico – forse un po’ rigido – che seduce per la dimensione quasi liturgica con cui qui ci si approccia al culto dell’arte scenica. Buona l’accoglienza della platea. Luci e audio : Alessandro Catacchio. Gli abiti della signora Chiari sono della Sartoria Tirelli (Roma).

 

Italo Interesse


Pubblicato il 21 Febbraio 2017

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