Cultura e Spettacoli

L’omuncolo e l’impresa titanica

‘Mensch’ è una delle cose migliori di Onirica Poetica Teatrale, la compagnia che si raccoglie intorno a Vito Latorre. Portato in scena più volte, in tempi diversi e con un cast mutevole, questo spettacolo ha lo strano potere di arricchirsi replica dopo replica. Se ne è avuta conferma avantieri al Duse. ‘Mensch’ è uno studio teatrale che indaga intorno alla relazione tra l’ascesa di un mediocre e la Soluzione Finale. Passando per le parole di Tabori, Achternbush, Primo Levi, Brecht, dello stesso Hitler (Mein Kampf e delle testimonianze dell’Istruttoria di Peter Weiss, l’opera di Latorre studia come gettare un ponte fra realtà remotissime. Un ponte che, quando costruito sulla base della psicopatologia individuale e della psicopatologia di massa, tende a dissolversi, a beffarsi dello studioso. C’è un buco nelle ragioni della Storia che a distanza di settant’anni non si riesce a colmare. Perché non è la prima volta che un omuncolo arriva in alto. Di qui però a spianare la Himmelstrasse (la strada che conduceva al campo di Treblinka) ce ne vuole. A meno che quell’uomo non sia strumento di una Forza invisibile, un’Entità irresistibile e non accessibile all’umano sapere. A proposito del terzo Reich, in un capitolo del loro ‘Il mattino dei Maghi’, Pawels e Bergier espongono un’inquietante teoria esoterica. Lo fanno in termini talmente suggestivi che, poi, diventa difficile tornare a spiegare la seconda guerra mondiale e la Shoah alla luce di motivazioni sociali, politiche ed economiche. Latorre non tira in mezzo l’Anticristo né il Principe del Male, tuttavia in ‘Mensch’ Signora Morte è presenza via via più pressante.  Emblematico uno scambio di battute : Nello siglare con una stretta di mano il patto col Führer, la Morte annuncia essere quello l’inizio di una splendida amicizia. Al che il dittatore promette : ‘Signora, non la deluderò’… Solo in teatro si possono vedere certe cose. Si potessero vedere anche nella realtà, Hitler sarebbe stato ridotto all’impotenza già all’indomani della pubblicazione del Mein Kampf, plateale dichiarazione di guerra invece colpevolmente snobbata. E la necessità di tanto soprannaturale trait d’union trova espressione nel lavoro di Latorre nell’abisso che separa un comunissimo acquarellista dalla dimensione titanica dell’impresa criminale. In ‘Mensch’ Hitler somiglia alla caricatura che Charlie Chaplin ne fa in ‘Il grande dittatore’. Eppure, nel momento in cui questa sorta di fantoccio comincia a blaterare di razze inferiori e superiori e partono le note (inquietanti) di Wagner, ebbene si percepisce e non senza un brivido lungo la schiena che l’impossibile può diventare possibile se interviene Qualcos’altro… Quel Qualcosa che poi accende l’apoteosi della sopraffazione, così ben rappresentata nel finale della messinscena dalla danza macabro-grottesca di simulacri d’uomini ondeggianti nel fumo. Un allestimento meritatamente applaudito. Ne sono stati appassionati interpreti i bravi Gabriella Altomare, Davide De Marco, Francesco Lamacchia, Vito Latorre, Silvana Pignataro, Antonio Repole.

 

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 12 Febbraio 2015

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