Primo Piano

L’ondata di case in una città sempre più piccola e vuota

Bari, dove vige ancora un PUG sovradimensionato che, però, fa comodo a politici, amministratori e speculatori

Il ‘boom’ edilizio che coinvolge la Città di Bari, dopo il fosco periodo della pandemia, assume ormai da un anno proporzioni inaspettate che, se non raggiunge, può almeno lambire quell’altro fragoroso dei primi Anni ’60. Quando, cioè, la città superava la linea ferroviaria del ‘Murat’ che la delimitava e s’allargava verso San Pasquale, Carrassi e Carbonara. E ora il mercato immobiliar-residenziale a Bari risulta il più dinamico della Puglia, con transazioni e investitori internazionali che guardano con sempre più interesse alla città primo approdo dal mare dell’Est-Europa. Almeno questo è quanto emerge dai dati diffusi da ‘Remax/Italia’ e altre società del settore immobiliare che hanno potuto annotare l’incremento del mercato residenziale con andamento più dinamico rispetto al resto della Puglia. E così, andando ancora più a fondo su numeri e percentuali, si nota pure che all’inizio del 2022 la crescita della domanda rispetto all’anno precedente era stata superiore all’aumento dell’offerta, con le transazioni del quarto trimestre che avevano registrato una crescita del 5% anno su anno. Complessivamente, insomma, il mercato immobiliare in Puglia ha chiuso il 2022 con un numero di transazioni superiore a quello dell’anno precedente, confermando la crescita già registrata nel 2021, mentre Bari si rivelava già la provincia più movimentata, seguita da Brindisi in provincia i comuni che registrano ancora oggi il maggior numero di transazioni sono quelli a più alta densità turistica, come Polignano a Mare, Monopoli e Giovinazzo. Come nel resto d’Italia, anche in Puglia i trilocali sono la tipologia/immobiliare più transata e la distribuzione di bilocali e quadrilocali è simile; tuttavia, i bilocali risultano essere più intermediati sempre a Bari, rispetto alle altre province, complici probabilmente i prezzi più alti. Dalle analisi riportate emerge, infatti, una maggiore tendenza all’acquisto di immobili con metrature più ampie nel resto della regione, mentre – sempre secondo le indagini di settore – per vendere un appartamento servono in media cinque/sei mesi. E gli affitti, eterna ‘vextata questio’ che dovrebbe interessare di più l’agenzia regionale che, invece di procurare alloggi agli studenti, si preoccupa di sistemare i parenti di politici e potenti? Ebbene, nel 2022 c’è stata una lieve riduzione dei costi e dei tempi per affittare, a fronte d’una relativa stabilità del mercato. E anche i prezzi sembrano restare ai livelli degli anni precedenti, nell’intorno dei 2mila euro al metro quadro, in leggera decrescita a causa dal graduale aumento dell’offerta e dalla contrazione della domanda. L’altra eterna incompiuta dell’Interporto di Bari, invece, rappresenta una specie di cartina al tornasole di questa nuova rincorsa del mattone, realtà più consolidata per il mercato logistico, tanto che negli ultimi due anni è aumentato il numero di aziende insediate e addetti coinvolti. Ma a Bari emergono anche i colori in grigio/scuro degli accordi di quelle società che si occupano di edilizia ed editoria: non è un mistero che i nuovi padroni di ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ ed ‘Edicola del Sud’, oltre alle avventure editoriali che potrebbero essere ancora più in in comune, abbiano messo gli occhi sulla storica, vecchia sede della Gazzetta in via Scipione l’Africano, nel cuore del quartiere ‘Picone’, a Bari. Con lo scopo, oramai dichiarato, di costruire un bel complesso residenziale di lusso. Tanto che, oltre al locale ordine degli architetti – che ne rivendica la tutela architettonica, dopo che è stato già distrutto l’antica, storica sede del giornale a piazza Roma – sono pronti a scendere in campo gli ambientalisti più attenti che rinfacciano all’amministrazione cittadina di non aver mai messo mano a un Piano Urbanistico Generale assolutamente sovradimensionato. E cioè un PUG che tiene conto ancora di oltre 600mila residenti, più del doppio dell’attuale popolazione barese. Insomma, uno strumento di pianificazione e governo del territorio comunale che consente al Comune di far costruire e distribuire ferro e cemento dappertutto, senza limiti e controlli in una città-capoluogo sempre più spopolata, dove i pochi giovani che decidono di sposarsi, in realtà cercano casa a Valenzano, Mola o Casamassima. Una città -se vogliamo provare a guardare la realtà – che, se per un verso aumenta gli appartamenti di lusso, lasciando intatto all’ingresso sud di Bari/Mungivacca il brutto scheletro delle case per studenti, dall’altro chiede solo più forza pubblica, dinanzi all’evidente fase involutiva, a livello sociale. Una città triste e impaurita che si racconta più turistica grazie all’aumento della domanda, certo, con le vie del centro che cambiano il proprio volto grazie ai nuovi ristoranti, bar, B&B e appartamenti per affitti brevi, ma anche coi commercianti che tremano sperando che non sia la loro, la prossima vetrina ‘spaccata’. Una rinascita, insomma, condita – come al solito – da vecchie e nuove speculazioni all’ombra di strutture alberghiere sotto la lente d’un Comune che ignora il PUG ed è pronto a chiedere agli albergatori la nuova tassa di soggiorno.

Francesco De Martino


Pubblicato il 26 Maggio 2023

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