Lontano dagli occhi, ma non dalla memoria: vita, sorte e morte di artisti esemplari
‘Lontani dagli occhi’, ecco finalmente un bel libro di Laurana Editore per chi non ha mai smesso di amare la musica d’autore che insegue la poesia annidata sulle stelle, tanto per citare qualche verso rubato. Dunque, lontano dagli occhi, ma non dal cuore e dalla memoria, per riscoprire questo bel libro di centottanta pagine scritto con passione da Enzo Gentile dopo aver spulciato una miriade di riviste e periodici degli anni d’oro per Fred Buscaglione, Sergio Endrigo, Piero Ciampi, Herbert Pagani e Nino Ferrer, i protagonisti di miracoli che tanti ancora ricordano, magari con qualche capello bianco in testa. Già, protagonisti di una grande stagione della musica italiana, stagione irripetibile che affonda le sue radici migliori nel glorioso periodo che va, appunto, dalla fine degli anni Cinquanta alla metà dei Settanta. Qui si raccolgono vite e canzoni indimenticate e indimenticabili, che ancora danno lustro agli artisti che ne furono artefici. Tra questi ce ne sono cinque legati tra loro da un destino a tratti oscuro e segreto. Buscaglione, Ciampi, Endrigo, Ferrer, Pagani, come detto, artisti maledetti che a diversi livelli hanno conosciuto fama e successo ma anche le ombre del declino, il progressivo allontanamento dalle scene. Il volo nella hit parade, i trionfi mediatici, il credito della critica e il plauso del pubblico furono interrotti da cause persino misteriose, dal male sottile della depressione e del dubbio. Ricostruire le loro vite, oltre, dentro carriere e brani entrati nella storia, significa restituire parte dei meriti e della popolarità che le cronache hanno rischiato di sbiadire. Ma Gentile passa un bel colpo di panno su questo vetro, facendo rivivere le vite scanzonate di Buscaglione che correva dietro a pupe, spari e liquori o ai viaggi infiniti di Ciampi tra Parigi di Celine e la Calabria che era un’isola. Poi c’è quel Pagani morto di leucemia a poco più di quarant’anni che s’inventò il modo nuovo di fare radio e pittura, diviso tra le canzoni contro l’antisemitismo (…un capretto s’avviava al macello del giovedì, non s’è ancora rassegnato…) o indirizzate ai signori presidenti, così moderne che sembrano scritte ieri, E Sergio Endrigo, il poeta gentiluomo che alla fine del suo percorso si trasformò anche in scrittore (per una collana eretica che solo quell’altro folle di Baraghini ebbe l’ardire di editare) per protestare contro un mercato discografico già allora miope e venduto. Solo chi ha amato a fondo la musica di quegli anni, musica per pochi eletti si ricorda anche dell’allegria triste di Nino Ferrer, il bello che riuscì a far perdere la testa anche alla Bardot, ma che bisogna leggere le pagine di Gentile per scoprire i lati sghembi di una vita finita sempre troppo tardi, come chiunque viva dietro poesie, musiche e parole. Ma non solo quelle….
Francesco De Martino
Pubblicato il 10 Luglio 2015