L’oro alle porte di casa nostra
Gli unici giacimenti auriferi italiani di un qualche interesse trovavano posto al confine con la Francia. Le ultime miniere a chiudere sono state negli anni sessanta quelle di Macugnana (Piemonte) e Arbaz (Val d’Aosta). Un giacimento però è presente anche in Sardegna, nel territorio di Furtei : ha smesso di funzionare nel 2008. La presenza di quest’ultima vena conferma che, sia pure in bassissime concentrazioni, l’oro è presente anche in altre regioni italiane. E c’è chi lo cerca. Si calcola che nel nostro paese siano circa un migliaio gli appassionati che passano il fine settimana setacciando il greto dei torrenti in cerca di qualche pagliuzza. Un hobby, non più che quello. L’Associazione Biellese dei Cercatori d’oro (che rappresenta il più importante punto di riferimento per i cercatori del Nord Italia) ha calcolato che otto ore di lavoro, peraltro assai duro, rendono mediamente un grammo d’oro, pari a 34,8 euro (quotazione di avantieri). Anche la Sardegna, dunque. Restando a Mezzogiorno si parla di oro in alcuni (micro) siti siciliani e calabresi. E in Puglia? In Puglia niente. Tuttavia a soli 55 km dal confine regionale la possibilità di trovare l’oro sarebbe comprovata da quasi mezzo millennio… Alcuni anni fa due studiosi , Vladimiro Valerio e Fernando La Greca, pubblicavano nel 2008 ‘Paesaggio antico e medievale nelle mappe aragonesi di Giovanni Pontano’. Il testo fa riferimento a mappe aragonesi, attualmente depositate presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, raccolte dall’umanista umbro, che visse nella seconda metà del Quattrocento. Fra queste mappe ce n’è una che riguarda il territorio di Muro Lucano, un piccolo comune della Basilicata che dista in linea d’aria 55 km da Spinazzola. Ebbene, là dove il cartografo tratteggia il monte di Muro, una vetta a brevissima distanza da Muro Lucano, ecco tre siti a metà strada tra centro abitato e vetta contrassegnati da queste diciture : ‘oro’, ‘ferro’, ‘argento’… Lì cinque secoli fa si estraevano quelle ricchezze? E’ più probabile che elementi inequivocabili confermassero la presenza dell’oro, e non solo dell’oro, in qui siti, ma che l’asprezza degli stessi siti e/o una preventiva stima di ricavato abbiano indotto l’autorità spagnola (pur notoriamente avida) a tralasciare ogni possibilità di sfruttamento. A maggior ragione quell’oro sarebbe ancora al suo posto. Appassionati dopolavoristi potrebbero provare a vivere in loco emozioni d’altri tempi. Sul sito Zappetta Gialla si avanza l’ipotesi che la presenza dell’oro nell’Appennino meridionale, dunque non solo limitatamente al territorio di Muro Lucano, fosse noto anche in precedenza. Livio parla degli scudi dei Sanniti cesellati in oro e in argento. Da dove Sanniti, Lucani e altre popolazioni dell’entroterra fieramente chiuse in sé stesse e ben lontane dal mare potevano avere ricavato quell’oro?
Italo Interesse
Pubblicato il 5 Ottobre 2017