Cultura e Spettacoli

L’oro del Minas, verità o leggenda?

Le coordinate 36°25’ Nord – 18° 24’ Est fanno sognare i cacciatori di tesori. Sul fondale del punto più a sud della terraferma greca potrebbe riposare un carico di lingotti d’oro (tutte le fonti convergono sulla stessa quantità : “venticinque cassette”). Il condizionale è d’obbligo giacché la notizia non è mai stata confermata ufficialmente. Il mattino del 14 febbraio 1917 dal porto di Taranto salpava il ‘Minas’, un  piroscafo di quasi tremila tonnellate costruito nei cantieri di Genova nel 1891 e che prima d’essere requisito dalla Regia Marina apparteneva al naviglio della Società di Navigazione Ligure Brasiliana (dal 1897 al 1911 l’unità attraversò ripetutamente l’Atlantico trasportando migliaia di migranti). Il Minas era diretto a Salonicco per sbarcarvi armi, munizioni e gli uomini del 31esimo reggimento di fanteria destinati al fronte macedone. Quegli uomini però non arrivarono mai a destinazione. All’altezza di Capo Matapan, il punto più a sud della terraferma greca e dell’area balcanica (lo stesso specchio di mare dove 24 anni dopo la Royal Navy avrebbe inflitto alla Regia Marina una cocente sconfitta), il Minas colò a picco, centrato da due siluri sparati dall’U-39, il sommergibile tedesco al comando del capitano Walter Forstmann. Nella tragedia morirono 870 persone, i cui resti riposano ancora laggiù. Scheletri in mezzo a irraggiungibili lingotti?… Quanto oro giacerebbe laggiù? Proviamo a fare un calcolo. La voce ufficiosa parla di 25 “cassette”. Quali le dimensioni di queste cassette? Le  possiamo desumere da quelle della cassaforte di bordo. Il Minas, che non era il Titanic, poteva imbarcare al massimo sessanta passeggeri in prima classe, gli unici a poter fare richiesta al comandante di ricevere in custodia qualche mazzetta di banconote e qualche cofanetto di gioie. Tutto fa pensare, allora, che la cassaforte presente a bordo di quel piroscafo fosse non più che un ‘mobiletto’ da  60x50x50 cm., ovvero una cosetta da 50-60 decimetri cubici di capacità. Venticinque cassette potevano entrarci a condizione, ognuna, di offrire ai lingotti non più di due decimetri cubici (in conto va messo anche lo spessore dell’acciaio di una cassetta blindata). Tirando le somme, venticinque cassette grandi quanto un mattoncino di terracotta, (di quelle dimensioni potevano essere manovrate senza eccessivo sforzo) per complessivi  cinquanta di chili d’oro. Forse anche qualcosa in meno, considerando che i lingotti imbarcati dovevano essere di piccole dimensioni e che come tali occupavano più spazio. Servivano per pagare senza problemi di cambio fornitori di beni e servizi di qualunque nazionalità. Un esercito rimane una macchina mangia-soldi. L’argeant fait la guerre.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 26 Marzo 2016

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio