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L’Ospedale “Di Venere” cade a pezzi: chiusa anche Neonatologia

 

Chiuso già da un paio di giorni un altro reparto all’ospedale ‘Di Venere’ di Bari-Carbonara, finito nella bufera da un po’ di tempo anche per colpa dei cantieri infiniti, medicinali scaduti distribuiti ai pazienti per errore ed estranei sorpresi ad appartarsi in sale operatorie abbandonate dopo l’inaugurazione. A chiudere i battenti adesso, a quanto pare per un cedimento della pavimentazione, è stato il reparto di Neonatologia, con tanti saluti a partorienti e puerpere in cura nel nosocomio barese. Ma di più non è dato sapere in quanto, a parte le bocche cucite di dipendenti e medici zittiti per le troppe fughe di notizie sgradite, i dirigenti sanitari e amministrativi tacciono. Del resto si sa, l’Ospedale “Di Venere” è finito da tempo agli ultimi posti nei valori ‘standard’ dei servizi sanitari offerti negli elenchi stilati dall’assessorato pugliese alla salute. A riprova che il disegno di politici e amministratori regionali sarebbe solo quello di privare la Città di Bari di un polo sanitario scomodo all’interno di un territorio in degrado e periferico che tocca Carbonara, Ceglie, Loseto, Bitonto e Modugno, trasferendo conoscenze e competenze altrove. Un vero “disegno omicida” che, però, fa letteralmente a pugni col pullulare dei cantieri aperti al suo interno, come se in effetti questo piano fosse non solo frutto di improvvisazione, ma peggio di vero e proprio calcolo. Intanto, a parte i cedimenti di pavimenti che mettono a rischio la sicurezza dell’ospedale, come mai si appaltano opere a più non posso al suo interno, per rifare viali e allestire sale operatorie nuove di zecca, che restano puntualmente cattedrali nel deserto? Opere di riqualificazione in reparti che subito dopo essere stati ricostruiti – con corsie e macchinari moderni, costosi e luccicanti -vengono immediatamente chiusi dimenticati, magari per colpa di interventi fatti male o lasciati a metà. In provincia di Bari è accaduto a Monopoli, ma anche a Gioia del Colle e Putignano, e ora all’interno del nosocomio di Bari-Carbonara. <>. Una matassa intricata, dunque, per un assessorato alla sanità che finge di non sapere che al “Di Venere” i degenti vengono sistemati in barella, servendo medicinali talvolta scaduti,c om’è accaduto l’estate scorsa tra mille imbarazzi, al ‘Di venere’. L’unico nosocomio dove al Centro prenotazioni i disabili sono costretti a sobbarcarsi code inutili e supplementari, tra proteste cicliche, quanto inutili. La situazione è così da anni e l’Azienda Sanitaria Locale barese, la più grande e importante della Puglia, non si interessa più di tanto. Anzi, prima la cancellazione del reparto della procreazione medicalmente assistita, poi la soppressione d’una trentina di posti letto e quindi il depotenziamento del laboratorio di analisi e della sala parto per pensioni e trasferimenti ed ora la chiusura improvvisa di Neonatologia. Ma non basta. Sul sito ASL BARI.IT qualche mese fa si comunicava che erano stati deliberati altri 12 milioni di euro per il programma ‘ALPI NET’ destinati alla gestione dell’attività libero professionale, intramoenia dei medici ASL. Invece al “Di Venere” mancano gli spazi per l’attività intramuraria perchè i risparmi si fanno sul personale e l’assessore pugliese alla salute Pentasuglia, dicono, in pubblico se ne fa vanto, senza parlare mai dei lavori inutili, degli sprechi, degli stipendi e premi ai mega dirigenti. Insomma, a Bari-Carbonara tutti concordi che i servizi risultano in coda alle graduatorie, che c’è carenza di personale, che i carichi di lavoro non sono equi e, per finire, che al “Di Venere” c’è una gestione sbagliata, con un ospedale già di primo livello – punto di riferimento e cura per molti, oggi ridotto a mega-cantiere inutile e dannoso, salvo per chi incarta appalti e lavori milionari. E tanto per gradire, infine, c’è un quasi ex Direttore Generale che da mesi tiene ben chiuso nel suo cassetto un ‘dossier’ delle RdB stilato per capire cosa non va nel “Di Venere” e cercare di rilanciare un altrettanto, quasi ex Ospedale…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 5 Novembre 2014

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