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L’ubicazione degli Uffici giudiziari non può essere una questione “ideologica”

L’Amministrazione comunale barese guidata dal sindaco, Antonio Decaro (Pd), vuole forse far diventare il tema dell’edilizia giudiziaria nel capoluogo pugliese un argomento di scontro politico tra maggioranza ed opposizione. In particolare, uno “scontro” tra il centrosinistra, che sta amministrando Bari ininterrottamente dal secondo semestre del 2004, ed il centrodestra che è all’opposizione da pari data e che in precedenza aveva governato la città. Infatti, il Primo cittadino barese, che – come è noto – sulla questione dell’edilizia giudiziaria si sta prodigando per una soluzione sicuramente non rapidissima e verosimilmente costosissima, oltre che contestata da più fronti (a cominciare da molti dei residenti del quartiere Carrassi, in cui Decaro vorrebbe far realizzare il polo giudiziario), sta tentando di trasformare un tema di natura prettamente tecnica, qual è per l’appunto l’ubicazione degli Uffici giudiziari, che a rigor di logica andrebbe affrontato e risolto soprattutto alla luce di ragionamenti socio-economici, oltre che urbanistici, in terreno di scontro ideologico. Quasi che l’individuazione del luogo dove allocare le sedi dei vari Uffici giudiziari fosse un “dogma”, a cui uniformarsi ed obbedire per potersi dichiarare “dentro” o “fuori” a certi schemi politici, anziché un fatto politico-amministrativo da effettuare sulla base di valutazioni motivate da ragioni di ordine collettivo, quali sono per l’appunto quelle di natura socio-economica ed infrastrutturali. E nel tentativo di mettere un “cappello” ideologico ad un’iniziativa solo di carattere amministrativo, qual è per l’appunto quella della scelta per l’ubicazione delle sedi di giustizia a Bari, l’amministrazione Decaro ha cominciato ad introdurre nel dibattito in corso sulla questione elementi fuorvianti e forieri di confusione, al fine forse di precostituire una maggioranza politica di schieramento su una scelta del sindaco che evidentemente non c’è ancora e che forse a fatica  potrebbe essere trovata nella stessa compagine consiliare di governo della città, se si considera che molti di coloro che sostengono la soluzione “arcipelago” al Libertà difficilmente potrebbero essere additati come simpatizzanti o sostenitori di tesi del centrodestra sulla questione. Infatti, alla conferenza stampa di due settimane fa nella sala Massari di Palazzo di Città, a prendere la parola in favore della soluzione “arcipelago, oltre al professor Nicola Colaianni di cui sono notori i trascorsi politici, sono intervenuti anche l’ex presidente di centrosinistra della circoscrizione Carrassi, Leonardo Scorza, ed un ex consigliere comunale della lista Emiliano, Carlo Paolini. Ed entrambi non possono di certo finora essere etichettati come transfughi del centrosinistra, né tantomeno come neo-simpatizzanti del centrodestra.  Per cui il tentativo di voler attribuire un “colore” politico alla proposta “arcipelago”, effettuato recentemente da chi probabilmente è tra i più malleabili nella coalizione di governo della città, è stato sicuramente strumentale a difesa di una scelta sull’edilizia giudiziaria, quella di Decaro per l’appunto, che sul piano tecnico-urbanistico, oltre che socio-economico, presenta notevoli e significative criticità. Infatti, la “difesa” effettuata con ragionamenti a mezzo stampa che sostanzialmente vorrebbero etichettare come di centrodestra l’unica proposta contrapposta a quella del Primo cittadino barese, ossia quella  dell’arcipelago giudiziario fortemente sostenuta dal comitato civico “Giustizia al Libertà” che per detta soluzione si batte da sempre, potrebbe essere finalizzata al tentativo di compattare un fronte politico probabilmente disgregato sul tema. E, quindi, a fare apparire la scelta del sindaco Decaro sul polo giudiziario alle ex casermette come una decisione contrastata dall’opposizione di centrodestra al Comune di Bari, solo perché sarebbe la soluzione del centrosinistra barese al problema. Ma a ben vedere non è certamente così, non soltanto perché tra i componenti del comitato civico “Giustizia al Libertà” figurano alcuni noti personaggi con pregressi politico-amministrativi nel centrosinistra, ma soprattutto perché la decisione del sindaco Decaro finora non è stata supportata da alcun atto amministrativo concreto, né di giunta che di consiglio, da cui si evince che la scelta del polo giudiziario unico nell’area delle ex casermette è stata condivisa dagli organi collegiali del Comune e, in particolare, dalla maggioranza che sostiene il sindaco nell’aula “Dalfino”. D’altronde le recenti precisazioni e sottolineature (sempre a mezzo stampa!) apparse nei giorni scorsi da parte di talune formazioni sociali (l’associazione “Convochiamoci per Bari”) o politiche (i responsabili cittadini di Sinistra italiana) dimostrano inconfutabilmente che la tesi di chi vorrebbe trasformare il problema dell’edilizia giudiziaria barese in questione ideologica è del tutto priva di fondamenta, oltre che, ovviamente, inopportuna. Infatti, tale questione è solo un problema tecnico-amministrativo e come tale va risolto. Ovvero con un sereno e serrato confronto tra tutti gli addetti ai lavori, compreso le formazioni sociali rappresentative dei cittadini baresi dei due quartieri, il Libertà e Carrassi, che in base a fattori di ordine logico e tecnico si avvantaggerebbero o danneggerebbero, a seguito della scelta “arcipelago” o “polo” giudiziario. Diversamente, il tentativo di mettere – come suole dirsi –  il carro davanti ai buoi e, quindi, voler fare della questione una “battaglia” di schieramento, significherebbe voler sottrarre il merito della decisione al confronto con la Città e voler blindare la scelta dell’area delle ex casermette, già effettuata dal sindaco Decaro in solitudine, perché finora senza il necessario e doveroso conforto dell’Assemblea comunale di cui è a capo. Una scelta finora sicuramente anche poco trasparente, per quanto innanzi esposto. Ed i motivi di dubbio per i cittadini, quando ci sono (come in questo caso) andrebbero chiaramente dissolti quanto prima, se Decaro vorrà evitare che i dubbi si consolidino. O, addirittura, aumentino nel numero.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 31 Ottobre 2017

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