Lucullo cena con Lucullo!
Terra dove si celebra il culto della buona tavola, La Puglia vanta un numero considerevole di ristoratori, la maggior parte dei quali ha segnato il proprio esercizio con nomi pertinenti. Alcuni si richiamano all’idea della convivialità (Bisboccia, Convivio), altri al nome stesso del gestore (da Donato, da Cesare, da Caterina), altri ancora tirano in mezzo grandi personaggi del passato noti per la magnificenza del loro desco (Federico II, Il Guercio di Puglia…). In mezzo a celebri figure storiche è facile prendere abbagli. A Fasano esiste il Ristorante Trimalchione, a Lucera la Villa di Lucullo. I frequentatori di questi luoghi, per effetto di una difettosa lettura della Storia, sono convinti che Trimalchione e Lucullo siano stati i più grandi creativi in cucina della storia di Roma. Premesso che a differenza del secondo, il primo personaggio non è mai esistito se non nella fantasia di Petronio che di costui fa una figura centrale del suo Satyricon, Trimalchione e Lucullo furono solo rinomati buongustai. Nella celebre opera di Petronio, Trimalchione (altri preferiscono la dizione Trimalcione) è un liberto, cioè uno schiavo liberato, che, divenuto non si sa come ricchissimo, vive nello sfarzo, che si diverte a gettare in faccia agli ospiti della sua tavola. E i cuochi al servizio del padrone di casa alimentano questo atteggiamento divertendosi a presentare le portate nel modo più originale. Ad esempio, una gallina di legno che cova uova più grosse del normale e che, una volta aperte, svelano un beccafico avvolto in una fettina di vitello al pepe. Trimalcione non esclude persino l’azione scenica : mastini irrompono nella sala da pranzo latrando intorno a servi che recano un vassoio sul quale spicca un gigantesco cinghiale ; sventrato il cinghiale ne vengono fuori tordi allo spiedo. Da anfore che servi, fingendo di litigare, fanno cadere fuoriescono ostriche e datteri. Dall’addome di un maiale ammazzato sul momento e che il cuoco simula d’aver dimenticato di aprire escono salsicce e involtini. Un vitello lesso arriva in tavola coperto da un elmo di guerra… E tra una portata e l’altra balli e musica, sesso e chiacchiere, con Trimalcione che a sorpresa distribuisce regali tra i commensali. Veniamo adesso a Lucullo. Vissuto tra il 117 e il 56 a.C., Lucio Licino Lucullo fu console e apprezzato comandante militare. Esaurita la funzione pubblica, ormai ricco, Lucullo si ritirò a vita privata, nello sfarzo più sfrenato. Aveva splendidi giardini fuori Roma, così come ville a Tusculum e Napoli ; quest’ultima era dotata di laghetti di pesci e di moli protesi sul mare (Lucullo fu un vero innovatore nella pescicoltura introducendo specie pregiate come aragoste, murene e gamberi ; tra l’altro fu lui a importare dall’Oriente il ciliegio e l’albicocco). I suoi pranzi erano talmente sfarzosi che Plutarco né dà notizia : “Vi erano d’obbligo come antipasti, frutti mare, uccellini di nido con asparagi, pasticcio d’ostrica. Poi veniva il pranzo vero e proprio : porchetta, pesce, anatra, lepre, tacchino, pavoni di Samo, pernici di Frigia, murene di Gabes, storioni di Rodi. E formaggi e dolci e vini”. A proposito di Lucullo si tramandano due celebri aneddoti : Cicerone e Pompeo riuscirono a farsi invitare a cena a casa di Lucullo, ma gli proibirono di farne parola ai cuochi. Erano curiosi di sapere come mangiasse il loro anfitrione quando si trovava da solo. Stando al gioco, col loro permesso, Lucullo chiese e ottenne di poter almeno ordinare che i suoi servi gli imbandissero la tavola nella stanza d’Apollo ; poiché i suoi servi sapevano bene precisamente a quali menu fossero adibite le varie sale da pranzo, Cicerone e Pompeo assaggiarono le più squisite pietanze. L’altro aneddoto attiene a come si trattava Lucullo a tavola quando non aveva ospiti : Avendo sentito che il padrone non avrebbe avuto invitati per la serata, un suo servo imbandì la tavola solo per uno. Lucullo lo rimproverò dicendo: “Cosa?! Non sai dunque che oggi Lucullo cena con Lucullo?”
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Maggio 2013