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Luigi De Laurentiis: “Sono molto dispiaciuto per l’accaduto, ma non molliamo”

Con lui anche il diesse Polito che ha ammesso le sue responsabilità e spiegato come la scelta del tecnico è virata sul miglior profilo in circolazione

 Presa di coscienza del momento di difficoltà della propria gestione, ma voglia di non mollare da parte del presidente Luigi De Laurentiis che ieri ha presenziato alla conferenza di presentazione del tecnico Beppe Iachini, assieme al suo direttore sportivo Ciro Polito. Il presidente che ha parlato subito dopo la presentazione ha risposto a tutte le domande della stampa, non sono mancati alcuni frangenti di tensione ma sempre nel pieno rispetto delle parti ed infine, il numero uno del club si è detto disponibile ad un incontro e colloquio con il tifo organizzato per remare tutti dalla stessa parte e per il bene del Bari. Il presidente ha iniziato la sua disamina dalla scelta di Iachini, non un traghettatore ma un allenatore per programmare e lo ha spiegato con forza: “Sono qui e non mollo. Abbiamo preso un allenatore da Serie A, un profilo importante, con costi onerosi e ci ha messo grande entusiasmo. È stato il primo a volere la programmazione, l’abbiamo sposata e qui si continuerà a costruire. Non ci arrendiamo di fronte alle difficoltà. Abbiamo commesso degli errori ma ci sono state anche tante sfortune e tanti infortuni”. Nella tarda serata di giovedì sono comparsi per tutta la città ben otto striscioni molto forti, da parte dei tifosi, contro la multiproprietà e di rottura con la presidenza ma il numero del club ha risposto facendo chiarezza: “Irritato è una parola grossa. Dico che mi spiace solo che si creino situazioni difficili, che distraggono molto dalla ‘mission’ della società e della squadra, ovvero andare a vincere le partite. Sono arrivato qua sei anni fa, in questi anni abbiamo costruito tanto partendo da zero. Oggi abbiamo una struttura invidiata da tanti. Al di là del clamore che si è creato in questi giorni, vorrei solo ricordare che qui c’è una società che ha sempre investito. Questo è l’anno più difficile ma non mi arrendo davanti a nessuna difficoltà. Ho le spalle larghe, ricevere insulti e fischi non fa piacere a nessuno ma mi piacerebbe che il tifo si concentrasse a sostenere la squadra. Ci sono impegno e onestà”. Un presidente che ci ha voluto mettere la faccia in una conferenza stampa che non si svolgeva da parecchi mesi, oltre all’incontro conviviale di dicembre che fu quasi come una conferenza ma non in diretta. Il presidente ed amministratore unico della SSC Bari ha smentito l’esistenza di trattative: “Il clima di questi giorni non può alimentare nulla. Io amo questa piazza e anche tra le difficoltà continuerò a farlo. Ho sposato questo progetto e vado avanti. Prima di vivere a Bari, trascorrevo quattro mesi all’anno a Los Angeles per il cinema. Le gestioni di Napoli e Bari sono sempre state completamente indipendenti, poi magari ci si scambia consigli o si fanno sinergie. Per questo mi sono dissociato immediatamente da quanto ha detto mio padre. Poi lui si è scusato per essere stato frainteso. Basta, non basta? Non lo so. Però il processo decisionale qui a Bari è stato sempre mio, posso metterlo nero su bianco. Trattative? Il Bari è un franchise sportivo di prima classe. Sul mercato italiano di squadre importanti in vendita con l’appeal per essere vendute ce ne sono pochissime. Il Bari fa parte di queste. Se un giorno arriverà un fondo di qualsiasi bandiera valuteremo le proposte. Questa società non ha debiti e questo aspetto è figlio di sacrifici. Leggo di cordate interessate ma dove sono?”. Ma è anche altrettanto ovvio che anche se ci fossero non lo avrebbero mai ammesso. Su un suo possibile pentimento di aver accettato di divenire il numero Uno del club, LDL ha risposto secco e sinceramente: “Non mi sono mai pentito di essere venuto a Bari. Stamattina mi sono messo in auto all’alba da Roma e sono venuto a prendermi le mie responsabilità. Ho sempre avuto un dialogo con i tifosi, sono aperto a raccontare ai tifosi le cose come stanno. I risultati quest’anno non stanno arrivando, è vero. Quando finisce una partita e ricevo insulti in tribuna e la mia famiglia, a sette minuti dalla fine, va via per le scale, non è piacevole. Io sono rimasto a prendermi gli insulti. A un certo punto mi hanno chiesto se volessi andare nello Sky Box ma sono rimasto lì a metterci la faccia. Sono super disponibile a parlare con ti tifosi, non ho nulla da nascondere”. Sui proventi delle cessioni di Caprile e Cheddira, il presidente a tono molto piccato a chi glielo avesse chiesto ha risposto: “Il punto non è la formula di acquisto dei giocatori. Quest’anno abbiamo più difficoltà? Non abbiamo investito di meno. Quest’anno il bilancio sarà di nuovo in rosso, come questa società è in rosso da quando siamo arrivati. Ripianare i debiti non è facile ogni volta”. Sulla questioni striscioni, la querelle con il sindaco di Bari, Antonio Decaro e sui lavori svolti allo stadio San Nicola, il presidente ha spiegato tutto: “Lavori allo stadio? Noi ci abbiamo messo tanti soldi. Lounge, uffici. Porgo io le scuse da parte di mio padre, se non sono arrivate come scuse sono tali. Con il sindaco Decaro ci sentiamo continuamente, nel rispetto del ruolo di ognuno. Mi spiace per la rottura con la città. Amo i tifosi, fanno parte del cuore di questa città. Quando ci sostengono, fanno venire la pelle d’oca. Non sono però qui per fare il paraculo e recuperare un rapporto, mi auguravo di dare alla piazza più entusiasmo”. Parole davvero sincere quelle del numero uno che va compreso, anche se per fare realmente la “pace” con i tifosi, se hanno deciso di non passare la mano occorrerà che il padre Aurelio non metta più “becco” nelle questioni riguardanti il Bari. Sull’obiettivo stagionale: “Devono restare i playoff, anche se è un momento difficile anche per noi. Quando con Polito ci siamo parlati venerdì notte abbiamo avviato un lavoro che ha portato a un profilo importante come Iachini”. Chisura sull’errore più grave: “Forse non aver cambiato l’allenatore alla fine della scorsa stagione. Ha fatto fatica, come altri giocatori, a mettersi alle spalle quella delusione”. Al fianco del presidente c’era il direttore sportivo Ciro Polito che ha detto la sua, partendo dal ringraziamento: “Ringrazio la società perché ha fatto un grosso investimento per l’allenatore, di qui iniziamo a costruire il Bari del futuro. Iachini non ha bisogno di presentazioni, nella categoria ha vinto tanto e di questo voglio ringraziare la società per i sacrifici fatti. Marino è un allenatore che avevo scelto, lo conoscevo e pensavo potesse portare un calcio diverso a Bari, ma così non è stato. Non ero però contento della situazione che si era creata e abbiamo preferito assegnare la guida tecnica a mister Iachini”. Sulla scelta dell’allenatore in generale, il diesse ha poi proseguito: “Vedo gli allenamenti tutti i giorni a prescindere da cosa succede. Quando ho esonerato Mignani, allenatore che avevo scelto con grande scetticismo da parte di molti, avevo visto che la squadra aveva bisogno di una nuova mentalità di gioco. Era diventata remissiva. A Marino ho pensato perché credevo potesse darci un gioco alzando il baricentro in campo. C’è stato un momento in cui sembrava che avessimo ritrovato un’idea tattica ma poi cadevamo sempre nei soliti problemi. Non è stata la partita di Palermo a dettare l’esonero di Marino ma ho visto una squadra che non combatteva più. Venerdì sera, dopo la partita, abbiamo deciso di prenderci una notte di riflessione. Cambiare allenatore è pesante. Capitano purtroppo stagioni con tre allenatori, accade anche in Serie A”. Sulla fame calcistica il dirigente sportivo ha ammesso che ancora non si è vista ma che ora auspica ci sia un’inversione di trend. Sul mercato, invece, realizzato per assecondare i dettami tattici di mister Marino, poi esonerato, il direttore ha spiegato; “Le mie abitudini nel costruire le squadre sono sempre strutturate per giocatori polivalenti. Già per Mignani c’erano giocatori adatti anche a giocare da esterni offensivi. Per questo cambiare un allenatore non è un problema. Se Iachini, che non è l’ultimo arrivato, ha accettato questo progetto vuol dire che ci ha visto qualità”. Chiosa finale sugli errori commessi e se ha mai pensato a delle dimissioni: “Chi non opera non sbaglia, io l’ho fatto nelle scelte di giocatori con dei nomi. Non abbiamo mai parlato di sfortuna però i ko di Menez, Diaw e Maiello ti spostano gli equilibri. La scelta per sostituire Menez è ricaduta su Aramu. Lui non è arrivato fisicamente al top e questo non ha pagato. In passato ho visto altre squadre arrivare da un trauma sportivo e non superarla. Di Marino mi assumo tutte le responsabilità, credo che in due anni e mezzo ho fatto più cose buone che cattive e non mi ha mai sfiorato di dimettermi. Quando avrei potuto lasciare a giugno non l’ho fatto e lo rifarei”.

 

M.I.

 


Pubblicato il 10 Febbraio 2024

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