Cultura e Spettacoli

L’ultima sibilla di Puglia

E’ noto cosa accadde sotto le mura di Fasano il 2 giugno 1678. Dopo secoli di impunite scorrerie i Turchi incapparono in una solenne sconfitta. Da allora si usa in quella città festeggiare l’evento. Decaduta verso la metà del XIX secolo, la cerimonia ha ripreso slancio una trentina d’anni fa nel terzo centenario della vittoria e nelle forme di un corteo detto ‘della scamiciata’ (quanto all’origine di questo appellativo, possiamo immaginare combattenti annunziare il trionfo ai concittadini rimasti a guardia degli spalti sventolando vessilli o più semplicemente ciò che era rimasto loro addosso : stracci di camicie ; e gli altri, esultanti, a loro volta rispondere agitando meno logori indumenti …). Quest’anno a Fasano hanno inteso fare le cose in grande coinvolgendo oltre le forze locali anche quelle di altri centri (sono venuti addirittura dalla Calabria). Un corteo imponente, cui non si può rimproverare alcunché sul piano materiale. Trecento figuranti è roba da Palio di Siena o da Torneo dei Rioni di Oria. E che costumi. Non di meno l’insieme si è rivelato asciutto. Figuranti inappuntabili (niente cellulari, gomme da masticare, orologi…) possono non bastare se la quantità di musici non è adeguata. Là dove sbandieratori, trombettieri e gruppi folclorici intervallavano nella giusta misura installazioni rievocative mobili, il corteo aveva dell’appassionante : diversamente esso si risolveva in una sfilata silenziosa e spenta ; anche un po’ criptica (piuttosto che dare per scontate certe cose, sarebbe stato il caso di distribuire tra la folla pieghevoli che illustrassero i criteri rievocativi). In definitiva, mezzi imponenti male assortiti e regia latitante. Sicché questa Scamiciata ha regalato emozioni solo a singhiozzo, per lo più rivelandosi un’occasione sprecata. A questo punto ogni spettatore manterrà memoria lieta e personale solo d’alcune e sparpagliate chicche. Per quanto ci riguarda, di tutte le chicche eleggiamo regina di questa edizione della Scamiciata la figura di una chiromante, un’indovina, una sibilla, non si capiva bene,  che, leggiadra, pendolando tra ali di folla regalava ora a quello ora a quell’altro spettatore sorrisi, lampi ammalianti e bonarie profezie. Ci è venuto di pensare che una donna così, trecento anni fa, di propria iniziativa e bluffando un poco girasse per le stradine di Fasano vecchia rincuorando donne in ambascia per uomini alla guerra. Con mezzi poveri, generosamente, l’ultima sibilla di Puglia dava il suo contributo alla resistenza del cristianesimo. In assenza di un supporto didascalico a tanta parata di armigeri, dame, cavalieri, capitani di giustizia, mori coatti e popolani, questa donna misteriosa e dalla bellezza caldamente matura ha rappresentato l’unica ragione per percepire, seppur vago, l’odore della Storia.
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Pubblicato il 23 Giugno 2011

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