L’ultimatum degli impianti di carburante: prezzi giù o sciopero entro Natale
Se in Francia sono stati i cosiddetti gilet gialli a scendere in piazza coinvolgendo larghi strati della popolazione, per ora in Italia – e in Puglia in particolare – sono solo i gestori a protestare per i sensibili aumenti alla pompa della benzina. Il prezzo dei carburanti Eni in autostrada, infatti, è più alto mediamente di 15 cent/lt rispetto a quello degli impianti di rete ordinaria nelle immediate vicinanze (18 se confrontato con i “no logo”), vale a dire il 10% in più, con punte di 20 cent/lt (oltre 24 rispetto ai “no logo”)”. E a ben guardare ancor più indicativo è il dato che emerge da identico confronto sul “margine industriale” (cioè il prezzo depurato dei costi fissi della tassazione e del costo internazionale del prodotto) che risulta essere più del doppio (fino a +175%) in autostrada rispetto a quello incassato fuori. E’ quanto, in estrema sintesi, restando sempre lungo i perimetri dello Stivale, risulta dall’esame dei dati pubblicati dal sito del Ministero dello sviluppo economico la settimana scorsa e precisamente tra il 16 ed il 17 novembre, rielaborati dall’Ufficio Studi della Fegica Cisl ed allegati ad una lettera/denuncia che un gruppo di Gestori delle aree di servizio a marchio Agip-Eni poste lungo la tratta A14 Bologna-Taranto ha deciso di rivolgere -per il tramite della Fegica- ai Ministri Toninelli e Di Maio, ai Presidenti delle Commissioni parlamentari competenti, oltreché ai Presidenti delle Regioni lungo le quali si snoda la tratta. “Da molti anni i prezzi dei carburanti in autostrada sono sensibilmente e per larga parte ingiustificatamente superiori a quelli praticati sulla viabilità ordinaria -si legge nella comunicazione- ma nessuno (a parte noi ed i cittadini/utenti autostradali) sembra voler prestare la benché minima attenzione, nonostante ciò comporti patenti violazioni delle norme vigenti e danni ingenti sia per il “sistema” in generale che per quanti a diverso titolo prestano o usufruiscono del servizio in concessione.” Una situazione assai diffusa -prosegue la lettera- non limitata né al marchio Eni, né tanto meno alla A14, che danneggia prima di tutti gli automobilisti utenti di un bene in concessione, che quindi dovrebbe garantire maggiore controllo e tutela in forza del pubblico servizio. Servizio, peraltro, che registra la fuga degli automobilisti ed una continua emorragia di vendite che sono arrivate a contrarsi fino al -70% in pochi anni. Al contrario, nonostante decine di comunicazioni formali di ogni tipo abbiano raggiunto nel corso almeno di un lustro la divisione Refining & Marketing che cura in eni la distribuzione carburanti (ma anche altre aziende petrolifere), Autostrade per l’Italia (ma anche gli altri concessionari) e la Direzione del MIT competente in materia di vigilanza sulle concessioni autostradali, un settore strategico come quello autostradale (che tra l’altro collega l’Italia, in entrata ed in uscita, al resto d’Europa) sembra lasciato in balia di se stesso, senza regole, senza controlli e senza alcuna prospettiva. Tutto questo nel più totale disinteresse delle Istituzioni nazionali e a livello locale che dovrebbero, anzi devono vigilare, ma anche delle due aziende in assoluto più importanti del Paese, leader incontrastate dei delicatissimi settori in cui dovrebbero sentirsi chiamate ad assumere ruolo e responsabilità complessive. Lasciare che siano i Gestori -peraltro consapevoli del rischio di ritorsioni a cui si espongono- a doversi fare carico di rappresentare una situazione tanto degradata con una denuncia articolata e circostanziata [alla cui lettura si rimanda per i maggiori dettagli] e minacciare lo sciopero sotto Natale per ottenere il rispetto delle norme ed il rientro di comportamenti fuori dal contesto regolatorio, è già, di per sé, sufficientemente indicativo e comunque colpevole. La lettera/denuncia dei gestori degli impianti di distribuzione carburante sollecita, in conclusione, l’intervento di Governo, Parlamento e Regioni, ciascuno per le rispettive competenze, volto al ripristino immediato della piena conformità alla legge e, in particolare, ad ottenere il rinnovo degli Accordi collettivi aziendali eni R&M pretesi dalla legge e scaduti dal 2011, comprensivi dell’adeguamento del margine di gestione e del ripristino del prezzo massimo di rivendita, nonché il ritorno ad un prezzo sui carburanti equo e competitivo anche presso le aree di servizio autostradali. (adl)
Pubblicato il 21 Novembre 2018