Cultura e Spettacoli

L’ultimo cruccio di Orazio Lerario

Andrea Palladio, l’architetto veneto vissuto tra il 1508 e il 1580, fece scuola. Rifacendosi ai principi di Vitruvio ( I sec. a. C.) già sviluppati da Leon battista Alberti nel Quattrocento, Palladio elaborò un modello architettonico che, combinando molti elementi del linguaggio classico, privilegiava la proporzione armonica dei prospetti, la cui eleganza era assicurata da un disegno semplice, anche austero, che infondeva un senso di serena solennità. Il palladianesimo irradiò i suoi effetti sino ai primordi dell’Ottocento. Uno dei suoi ultimi epigoni in Italia fu un pugliese. Nato a Putignano nel 1777 (si sarebbe spento ad Altamura nel 1856), Orazio Lerario ha legato il suo nome a numerose opere erette sul nostro territorio. Ad Altamura disegnò alcuni palazzi (tra cui il Melodia) e il vecchio teatro comunale, oggi demolito. A Gioia del Colle e Noci progettò campanili. A Gorgoglione, nel materano, curò il progetto della Chiesa Madre di Santa Maria Assunta. Ad Altamura e Matera i palazzi delle Sottoprefetture recano la sua firma. Poiché era anche ingegnere, fu lui a realizzare il ponte sul Bradano nel territorio di Montescaglioso e a curare il progetto di molte strade tra cui la Matera-Montescagliso e le strade extra murali di Matera e Putignano. La fama di questo architetto è però legata alla costruzione di un gran numero di cimiteri. A Lerario si devono le moderne necropoli di Bernalda, Ferrandina, Craco, Grassano, Grottole, Miglionico, Montepeloso, Oliveto, Salandra, Tricarico, San Mauro Forte, Stigliano, Gorgoglione, Accettura, Cirigliano. Alcune di queste costruzioni sono rimaste incomplete, come a Pomarico e ad Altamura (il caso di quest’ultimo cimitero rappresentò per Lerario un cruccio che l’accompagnò sino all’ultimo giorno ; si dice che in punto di morte vaneggiasse ancora di piani, sagome e prospetti relativi a quella costruzione). Tanto insistito tipo di commissione trova spiegazione nel fatto che Lerario si trovò a lavorare successivamente all’emanazione dell’editto di Saint Cloud emanato da Napoleone nel 1804. Come è noto l’editto, per ragioni igieniche, disponeva la costruzione delle necropoli al di fuori delle mura cittadine e in luoghi soleggiati e arieggiati. Poiché in quel periodo il Mezzogiorno d’Italia era sotto l’influenza francese, l’ordinanza fu estesa a tutto il Regno di Napoli, sul cui trono sedeva Giuseppe Bonaparte. Ad ogni modo, anche col ritorno dei Borbone, di fatto l’editto di Saint Cloud non venne abolito essendosi imposto in materia un più avanzato pensiero igienico, sicché poco a poco il deplorevole costume di seppellire in morti nelle chiese fu vietato e ogni nuovo camposanto trovò posto lontano dagli abitati.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 29 Febbraio 2020

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