Cultura e Spettacoli

L’ultimo esponente del barocco salentino

Nato a Lecce il 15 giugno 1645, Giuseppe Cino fu architetto insigne che lasciò il segno nella sua città e nel territorio della stessa

Viene chiamato barocco leccese quella corrente artistica e architettonica che, influenzata dalla cultura spagnola allora egemone, si affermò a Lecce e dintorni tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVIII secolo. A favorire il fenomeno furono più elementi : il sollievo collettivo susseguente alla vittoria di Lepanto che allontanò definitivamente dalle coste pugliesi la minaccia turca ; la disponibilità locale di un tipo di calcare tenero e compatto, dai toni caldi e dorati, adatto alla lavorazione con lo scalpellino ; il favore dell’autorità religiosa, a cominciare dal vescovo Luigi Pappacoda, dal quale giunse un impulso fortissimo alla costruzione di quegli edifici e di quei monumenti che, nell’arco di quasi duecento anni, plasmarono l’immagine della città. In un primo momento il nuovo stile interessò solo gli edifici sacri di nuovo conio ; le chiese di vecchia fattura, invece, furono rinnovate con l’aggiunta di stucchi, marmi e decorazioni varie. Successivamente le esuberanze barocche, i motivi floreali, le figure, gli animali mitologici, i fregi e gli stemmi trionfarono anche nell’architettura privata, sulle facciate, sui balconi e sui portali degli edifici. La più alta espressione del barocco leccese è certamente la basilica di Santa Croce, ben riconoscibile a destra dell’immagine, che sorge affiancata all’adiacente Palazzo dei Celestini (attualmente l’ex convento ospita gli uffici della Prefettura e della Provincia). Quest’ultimo complesso venne costruito a partire dal 1549, su progetto di Gabriele Riccari, cui si devono l’originario chiostro e il portale dell’annessa Basilica di Santa Croce. I maggiori lavori furono realizzati nel ‘600. Il lungo prospetto del Palazzo dei celestini (1659-1695) fu opera di due architetti leccesi, Giuseppe Zimbalo e Giuseppe Cino. Quest’ultimo successe al primo, disegnando il secondo ordine. L’intervento di Giuseppe Cino, che può essere considerato l’ultimo interprete del barocco leccese e del quale oggi ricorre il 378° anniversario della nascita, si estende anche all’interno della vasta costruzione : al centro del chiostro spicca un pozzo. Qui la vena creativa del Cino si sbizzarrisce avvolgendo l’imboccatura di puttini di prorompente vitalità che reggono festoni. Ancora al Cino sono attribuite, a Lecce, tre chiese (di Santa Chiara, delle Alcantarine e del Carmine) e il Seminario ; al di fuori del capoluogo salentino, egli è considerato l’autore della chiesa di Sant’Anna a Mesagne e dell’altare maggiore della parrocchiale di Martignano. Oltre che architetto, Giuseppe Cino fu anche cronista della sua città, di cui raccolse nelle sue ‘Memorie’ i fatti salienti andati dal 1656 al 1722. Si spense nella sua città nell’aprile del 1722.

Italo Interesse


Pubblicato il 15 Giugno 2023

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