Cultura e Spettacoli

Luminitia, il magone e la speranza

Si danno convegno a Piazza Umberto, a Bari, tutti i giorni, a decine. Sono le rumene, ovvero ‘le badanti’ nel limitato immaginario collettivo. Agli occhi di tutti sembra  che la Provvidenza le abbia fatte apposta così, prevedendo nella sua infinita lungimiranza che prima o poi quello italiano sarebbe diventato un popolo sterile, perciò produttore competitivo di vecchi. Brutta cosa i luoghi comuni : italiane tutta-eleganza, donne francesi puzza-al-naso, inglesi scostanti, svedesi calde… e donne rumene = badanti (e già che ci siamo, tendenzialmente ladruncole e lascive). In alternativa, zingare, rom… Eppure, malgrado i danni dell’ultimo Ceaucescu, queste badanti avrebbero potuto, e ancora potrebbero, rivelarsi qui da noi professioniste, artigiane, operaie specializzate… Niente. O badante oppure  un bel niente, magari un calcio nel sedere e te ne torni a casa (proposta da molti auspicata anche per i ‘neri’ riottosi alla raccolta dei pomodori a tre euro l’ora). Il tema della badante rumena che viene percepita come un’intrusa che s’infila in casa è al centro di ’L’estranea di casa’, un originale e acuto lavoro di (e con) Raffaella Giancipoli andato in scena al Kismet venerdì scorso. Luminitia, un insegnante che evidentemente non riesce a sfruttare queste competenze in patria, è costretta a emigrare in Italia. I pupari di quest’altro business le hanno ventilato incoraggianti seppur vaghe prospettive di lavoro. Chissà questa povera madre di famiglia e non proprio fortunata sposa quali sogni accarezzava. Invece si ritrova badante (e le è andata pure bene, ‘ché poteva ritrovarsi battona) in un paese per vecchi in solitudine e dove i cani sono più numerosi dei bambini. Il boccone, amaro, viene mandato giù con dignità. Dai e dai, Luminitia riesce vincere prima la diffidenza di Chella, l’anziana che le è stata affidata, poi quella di sua figlia Mariangela. Ma il successo e il guadagno non bastano a sedare il magone. Al di là del telefono ogni sera Culin, il figlio piccolo di Luminitia, implora la mamma. La mamma promette, rassicura. Purtroppo non torna. Il piccolo “orfano di madre viva” non regge più… Nel finale, quasi un sipario, il velo della tragedia si adagia sulla già amara storia di Luminitia. Notevole questo scarno allestimento di Kubizia Teatro prodotto da Bottega degli Apocrifi. La Giancipoli offre un’interpretazione toccante e sempre misurata (credibile il suo italiano cadenzato di romeno). Uno stare in scena che ben si coniuga con giochi d’ombra e luce di forte effetto evocativo. Suggestive alcune proiezioni, bene anche gli stacchi musicali. Alcune piccole trovate completano il quadro di una messinscena pensata e messa in essere con estrema accuratezza. Hanno contribuito a vario titolo : Beatrice Mazzone, Bruno Soriato, Tea Primiterra, Annabella Tedone, Nina Balan.

Italo Interesse


Pubblicato il 13 Febbraio 2018

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