Lunga vita all’abete
Vivaisti e venditori occasionali concordano : l’albero di Natale vero non va più. D’accordo, è bello a vedersi, l’odore di conifera che spande è meraviglioso, conferisce al Natale un colore autentico e non taroccato… Ugualmente, la gente preferisce quelli gli abeti finti, specie ora che l’industria ne sforna di così perfezionati da ingannare, almeno da lontano, l’osservatore distratto. Tanti i motivi di questa preferenza : l’albero finto resiste a qualunque strapazzo, non ti sporca il pavimento di aghi, lo tiri fuori e lo rimetti a dormire in mezzo minuto… Ma soprattutto c’è questo : perché buttare una cifra fra i trenta e i cento euro per una pianta destinata a morire quasi al 100%? Eppure si registrano casi (rari) di abeti sopravvissuti allo stress natalizio e che, ripiantati, in giardini, parchi o boschi, hanno continuato a vivere sino a svilupparsi in esemplari adulti. Tutto sta a vedere quali accortezze vengono adottate per vincere quella che comunque resta una scommessa. E invece quasi sempre si comincia male : Una volta acquistato, l’albero viene sistemato dove più conviene, magari in un angolo buio e prossimo a fonti di calore, quindi addobbato, anche pesantemente. Tutto sbagliato. La pianta andrebbe collocata vicino ad una finestra, lontano da camini e termosifoni. Anzi, se comprato con largo anticipo, l’ideale sarebbe sistemare l’abete sul balcone e portarlo in casa il più tardi possibile, non prima del giorno dell’anti Vigilia. Attenzione poi agli addobbi. Decorazioni eccessive non fanno respirare la pianta, che tra l’altro ha bisogno di acqua. E il modo di annacquare un abete è diverso da quello in uso per un ficus, una begonia o altra pianta d’appartamento. L’acqua, che deve essere molto fredda, va somministrata con moderazione e dopo aver verificato che il terreno all’interno del vaso non sia più umido. Buona norma è anche spruzzarla sui rami con un nebulizzatore, a condizione che non ci siano di mezzo decorazioni luminose. Passata la Befana, è sconsigliabile un immediato reimpianto in natura. L’abete deve ambientarsi una seconda volta. Dunque, prima cosa travasarlo in un contenitore più grande (meglio se di creta) e collocarlo sul balcone, avendo cura di proteggerlo con un graticcio in vimini dalla tramontana e dal maestrale. Verso fine febbraio-inizio marzo è ragionevole osare. Individuato il luogo, si scaverà una fossa leggermente più profonda del necessario nella quale immergere la pianta ancora col tutto in vaso, che si avrà avuto cura di frangere in più punti. In questo modo l’abete restando ancora a contatto con la terra d’origine vive meno traumaticamente la nuova messa a dimora. In secondo luogo, attraverso le fessure aperte nella creta, le radici – sviluppandosi – possono trovare lo spazio di cui necessitano.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Dicembre 2017