Cultura e Spettacoli

L’uomo è il rimedio per l’uomo

Jom, che in senegalese vuol dire : coraggio, è anche un testo teatrale. Per la regia di Vito Latorre e  l’allestimento di Onirica, “Jom” ha debuttato al Duse sabato scorso. “Jom è storia di ordinario razzismo che sembrerebbe pensata durante gli anni dell’apartheid sudafricano o del segregazionismo degli USA meridionali dell’era pre-Kennedy, se talune scelte di Latorre – su tutte, il Potente vestito di bianco con un panama in capo in puro stile coloniale – non inducessero a collocare l’opera molto più indietro. Tuttavia c’è qui anche il clima tagliente dell’era globale, che intride la parola di violenza, asciuga e rende serrati i dialoghi, falsifica ogni sorriso… E se invece nella riproduzione di questa spietata caccia all’uomo si volesse leggere l’ansia di tempi prossimi?… Da troppe parti in Occidente s’invoca la pulizia etnica come unica misura contro il crescente numero di neri ed extracomunitari in genere. Nel lavoro di Latorre e compagni una meretrice straniera – però ‘bianca’ – si fa collaborazionista di un Sistema che non esita a sacrificare un nero innocente pur di perdonare l’imperdonabile ai propri peggiori esponenti. E’ questo il futuro che ci attende? Striscia tra le righe di “Jom” il declino della speranza ; viene da pensare a Munch e alla sua più celebre tela : L’Urlo. Eppure la stessa vilipesa speranza conosce un’impennata d’orgoglio, quando il protagonista (il giovane senegalese ingiustamente accusato di stupro e perciò perseguitato) cita un proverbio della sua terra : “L’uomo è il rimedio per l’uomo”. Ancora una volta Latorre dispone una messinscena scabra e avara di orpelli, ad elevato tasso di tensione drammatica ; buone le interpretazioni dello stesso Vito Latorre e di Raffaele Borrelli, Francesco Lamacchia, Marilù Quercia e Antonio Repole. “Jom” si segnala anche per la costanza del ritmo, salvo vuoti episodici e qualche ripetizione (forse un piccolo alleggerimento…). In coerenza col tema in oggetto e allo scopo di meglio raccontare i momenti più convulsi della storia, Latorre percorre pure la strada dell’etnico ; accenni di danza tribale e percussioni a vista si sforzano di didascalizzare i grevi colori di questo dagli-al-nero. Degno di nota, sul finire dello spettacolo, l’abbattimento della quarta parete, che ha luogo quando il cast, seduto in proscenio, le gambe penzoloni in platea, resta nella parte pur dando l’impressione di fermarsi a tirare il fiato cercando l’interazione col pubblico. Lusinghiera l’accoglienza della platea. Scene e costumi : Rossella Ramunni, Direttore tecnico : Giuseppe Dentamaro, Assistente alla regia : Gabriella Altomare, Organizzazione : Paolo Gargano, Addetto Stampa : Lucrezia Naglieri.
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 13 Luglio 2011

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio