Cronaca

M.A.I.A. già imballato: mezzo milione all’IPRES per far ripartire la burocrazia

 

Burocrazia regionale malata cronica se, con il grande ed ambizioso Piano M.A.I.A. e precedente Piano GAIA permettendo, dopo gli ultimi e stentatissimi ‘step’ sfociati nelle nomine dei cinquantuno dirigenti dell’Ente appena l’estate scorsa, la riorganizzazione sia tuttora ferma al palo. Ed anzi sia già ora che i vari professoroni incaricati dall’esecutivo di innovare, studiare e infine risolvere gli ingarbugliati nodi della massima burocrazia pubblica pugliese, alzino bandiera bianca per dichiarare fallimento. E’ stata, infatti, la Giunta Regionale a prenderne doverosamente atto un paio di settimane fa, deliberando di affidare all’Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali (IPRES) un monitoraggio e revisione totale delle proposte organizzative targate M.A.I.A. per la bella cifra di 500mila euro. Ora, sorvolando sul fatto che il Piano  voluto dal capo della giunta abbia visto la luce soltanto ad agosto 2015 e quindi, dopo appena un anno e mezzo sia già sottoposto ad un monitoraggio che significa praticamente ‘formattazione’ di quanto finora messo in campo nei piani del personale dipendente, bisogna correre ai ripari rimettendo in discussione tutto, organizzazione burocratica e organizzativa. Bisogna, cioè, riconoscere di trovarsi ancora in mezzo al guado, rimescolando una serie di provvedimenti che hanno interessato anche la dirigenza di vertice della Regione Puglia, valutata nel giro di un solo giorno con tanto di videoconferenza in pieno agosto. Insomma, all’IPRES toccherà mettere mano senza perdere troppo tempo – a ridosso di questo fine 2016 – una macchina informe, priva di chiarezza e senza punti di riferimento; come se dopo diciotto mesi di gestione Emiliano e luogotenenti annessi (capidipartimento, segretari generali, capidipartimento e capigabinetto vari al seguito) il personale regionale –dall’ultimo usciere di periferia al primo dirigente- siano tutti costretti ad annaspare nella indeterminatezza più totale di competenze e organizzazione. Ed il bello è che il Sindaco della Puglia –come ama definirsi lui – ha pensato bene di utilizzare l’Istituto Pugliese di Ricerche Statistiche e Sociali, per riscrivere un’organizzazione burocratica che aveva già subito operazioni epocali con la passata giunta Vendola. Un esecutivo che, quindi, aveva implementato un altro piano che avrebbe dovuto –secondo le premesse e promesse – attraversare addirittura il Mar Rosso, nell’impossibile rivoluzione del personale! E invece, come detto, l’Ente Regione si trova ancora nel bel mezzo del guado sulla risoluzione delle questioni cardine concernenti risorse umane e implementazione organizzativa. Dunque, potrebbe diventare tutto più complicato per l’ultimo ente mandato a curarsi ad un costo non proprio modico, per contribuenti sempre più esposti e tartassati. Però l’Istituto barese assicura, attraverso attività di studio e ricerca, la definizione, attuazione e valutazione delle politiche regionali di sviluppo, come si legge nel suo sito, tanto che la Regione Puglia “…si avvale dell’IPRES per la promozione e la realizzazione di attività di studio, ricerca, programmazione e accrescimento professionale della pubblica amministrazione in materia di sviluppo sociale ed economico”. Peccato che, secondo l’Upi, a marzo si sia consumato l’ennesimo atto di arroganza da parte della stessa Regione “…ente ormai dedito alla fabbrica di nomine: un asso piglia tutto che si fa beffe delle autonomie locali e soprattutto di ogni tangibile etica pubblica, ponendosi nell’Istituto Regionale di Ricerca come controllore-controllato facendo incetta di nomine, dalla Presidenza sino ai revisori dei conti”. Motivo? Premesso che l’IPRES è sostenuta e costituita da soci pubblici (Regione, Province, Comuni delle città capoluogo, Camera di Commercio e Università degli Studi di Bari e di Lecce) in poche settimane ecco consumata la solita battaglia sulle candidature, tra ‘blitz’ e colpi bassi, scegliendosi finanche i componenti del Collegio dei Revisori che controllerà l’operato dello stesso presidente. Una società che potrà operare con un milione di euro di affidamenti di media all’anno da parte della Regione, con la consapevolezza di avere dalla sua anche i “controllori” dell’attività dell’Istituto. E con M.A.I.A. forse i conti tornano…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 2 Dicembre 2016

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