Ma il presidente del consiglio comunale sa la differenza tra “variante” e “piano particolareggiato”?
Nella seduta di Consiglio comunale dello scorso giovedì l’Amministrazione barese ha adottato (ossia ha approvato in prima lettura) una “variante urbanistica per la maglia di Palese Macchie, secondo gli indirizzi stabiliti nella delibera di Giunta n.761 del 2016, ai sensi degli articoli 15 e 15 della legge regionale n. 56/1980”. Una variante che se andrà a buon fine (infatti, l’iter per rendere definitivo tal genere di provvedimento è ancora lungo!) trasformerà parte della maglia urbanistica del rione Macchie (un’area di circa mezzo chilometro quadrato) in parte a zona idonea alla residenza, con un indice di edificabilità par altro bassissimo (0,5mc/mq), mentre altra parte resterà tipizzata, come è attualmente, a zona di tipo “B”, ovvero destinata alle attività produttive leggere (artigianali), conservando l’indice di 2,5mc per mq di superfice. Un provvedimento che – stante a ciò che molti utenti palesini di Facebook hanno avuto modo di leggere su alcune pagine locali del social – ha fatto esultare il presidente dell’Assemblea comunale barese, Michelangelo Cavone del Pd, che a Palese, ma ancora più in particolare al rione Macchie, ha la propria roccaforte elettorale, essendo ivi radicato familiarmente, oltre che lui stesso residente sull’unica via principale del quartiere e che dello stesso è omonima. Infatti, nel dare la notizia sul social, il presidente dell’aula “Dalfino” nel post relativo ha scritto: “Dopo quarant’anni di battaglie delle associazioni e del comitato, finalmente viene data dignità ad un territorio che adesso può finalmente rilanciarsi attraverso uno sviluppo urbanistico bilanciato e attento a preservare la natura del territorio”. Però, a sorprendere alcuni degli utenti di Facebook che hanno avuto modo di leggete il post di Cavone non è stato tanto il facile entusiasmo e, quindi, la conseguente esultazione del presidente del Consiglio comunale barese per una vicenda urbanistica, quella della maglia di Macchie per l’appunto, che non è ancora definitiva, quanto il fatto che in detto post il presidente Cavone ha esordito affermando: “Dopo il piano particolareggiato di Santo Spirito, oggi il consiglio comunale ha adottato il piano particolareggiato di Macchie”. Un’affermazione, questa, che per Macchie non risponde assolutamente al vero poiché, come riferito in apertura del presente servizio, la delibera di Urbanistica attinente al rione palesino adiacente l’Aeroporto è una “variante al vigente Prg” e non un “Piano particolareggiato”, come invece affermato da Cavone, che ha così equiparato il provvedimento adottato dal Consiglio comunale nello scorso mese di marzo per l’area storica antistate il porto di Santo Spirito a quello adottato nella seduta del 28 Aprile scorso per la zona di Macchie. “Uno svarione – ha esclamato, con evidente ironia, uno dei lettori del post su Facebook di Cavone – imperdonabile per un politico, tra l’altro con dottorato in Giurisprudenza, che è presente nelle istituzioni locali da circa vent’anni!” (ndr – dal 2004 in consiglio di Circoscrizione e dal 2014 nell’Assise comunale), aggiungendo quasi sbigottito che “da presidente d’Aula, infatti, ha financo stilato e sottoscritto l’ordine del giorno della seduta di consiglio che ha trattato tale argomento”. Per cui Cavone avrebbe dovuto sapere che per Macchie, a differenza della magia di Santo Spirito, trattavasi di “variante al Prg” e non di “Piano particolareggiato”. Ovvero, per i non addetti ai lavori, precisiamo che la “variante” è un atto di variazione della destinazione urbanistica dell’area interessata, mentre il “piano particolareggiato” è un atto di pianificazione nei dettagli di un’area che non subisce alcuna modificazione nella sua precedente destinazione di Prg (Piano regolatore generale). Infatti, a ben vedere, dalla lettura delle relative delibere emerge che per la maglia di Santo Spirito non c’è alcuna variazione dell’indice di edificabilità, mentre per Macchie vie una sostanziale modifica nell’urbanistica dell’area, poiché viene variata sia la destinazione di gran parte dei suoli, da produttive di tipo “B” a residenziale, sia dell’indice di edificabilità ad esse collegate che passa da 2,5 a 0,5 mc/mq. Peccato, però, che a non essersi accorto di tali sostanziali differenze in detti atti è il presidente palesino del Consiglio comunale barese che, oltre ad essere lui stesso residente a Macchie, è anche uno degli esponenti locali che sulla “questione zona artigianale” di Macchie ha anche costruito la propria fortunosa carriera in politica sin dall’esordio. Una “questione”, quella della destinazione urbanistica di Macchie, sulla quale – come è noto – si è tanto parlato sin da quando fu introdotto il Prg vigente (1976), ma per la quale finora si è fatto effettivamente assai poco per i residenti e proprietari di aree libere ed immobili esistenti in tale zona dell’odierno V Municipio di decentramento barese. Una vicenda sulla quale di sicuro l’unica vera speculazione non è stata quella edilizia, ma – come è ormai ben noto in loco ed anche fuori – quella politica. Ed ora, visto l’esito a cui potrebbe approdare, forse non ci sarebbe neppure tanto da gioire, considerato che gran parte delle aree libere di Macchie perderebbero ben l’80% del volume edificatorio esprimibile e con la variante appena adottata dall’Amministrazione barese, dopo ben 46 anni dall’approvazione del Prg del professor Quaroni, non ci sarebbe neppure la parola “fine” al blocco urbanistico attuale, poiché anche in assenza di eventuali e possibili altri intoppi (come pure è accaduto in passato) all’iter approvativo di detta variante l’edificabilità delle aree libere di Macchie sarebbe immediata, in quanto ai titolari delle aree occorrerà, per renderle effettivamente edificatorie, chiudere insieme ai vicini il lotto di competenza con le necessarie opere di urbanizzazione che il Comune richiederà, oppure attendere l’approvazione di un “Piano particolareggiato” della zona. Ma forse neppure questi risvolti sono noti al palesino presidente del Consiglio comunale barese che, quando lo scoprirà, non avrà di certo di che gioire, o far gioire a tutti coloro che nel frattempo continueranno, insieme a lui, ad illudersi.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 3 Maggio 2022