Ma la Lega davvero potrebbe rompere una coalizione verosimilmente vincente?
In nessun Comune del meridione d’Italia e della Puglia, in particolare, la Lega ha mai vinto le elezioni amministrative da sola e, quindi, fuori dalla coalizione di centrodestra. Anzi, lì dove il partito di Matteo Salvini si è presentato in coalizione il risultato ottenuto è stato a volte anche di gran lunga superore alle aspettative. E questa, infatti, è la riflessione politica che alcuni elettori leghisti baresi fanno quando (come sta succedendo nelle ultime ore) apprendono di ventilate ipotesi giornalistiche di una possibile uscita della Lega dalla coalizione barese del centrodestra, che sostiene la candidatura a sindaco di Pasquale Di Rella, per alcune tensioni sorte al tavolo delle trattative tra i rappresentanti baresi del partito di Silvio Berlusconi e gli omologhi della Lega, in merito alla suddivisione delle candidature alla presidenza dei cinque Municipi di decentramento amministrativo del Comune di Bari. Ipotesi che – come è noto – quasi tutti i rappresentanti della coalizione che sostiene Di Rella si sono affrettati a smentire, facendo rientrare le prese di posizione all’interno della coalizione come un fatto fisiologico tra forze politiche distinte e nessuna di queste è satellite di altre. E qui il raffronto con l’opposta coalizione di centrosinistra diventa inevitabile. Infatti, mentre nel centrosinistra barese il problema di come suddividere le candidature per la presidenza dei cinque Municipi è più attenuato perché quasi tutte le sigle politiche della coalizione sono liste “satelliti” del Pd e, quindi, appiattite alle scelte del candidato sindaco, Antonio Decaro. Nel centrodestra, invece, la situazione è totalmente diversa, perché l’alleanza che sostiene il civico Di Rella è una coalizione in prevalenza di sigle politiche di partito, ciascuno dei quali ha autonome esigenze di visibilità sul territorio comunale, oltre che di qualche attivista da accontentare e motivare anche con la candidatura alla guida di Municipio. Ma da questo tipo di esigenza di bassa “cucina” politica ad ipotizzare addirittura il possibile disimpegno da un accordo politico raggiunto all’insegna delle primarie, vale a dire di una scelta del nome da candidare a sindaco sancita da una libera consultazione di elettori, è come se si volesse forse tentare di gettare benzina su una scintilla con la speranza, verosimilmente vana, di innescare un possibile “incendio” che difficilmente potrebbe verificarsi su un falso problema, qual è per l’appunto l’attribuzione dei nomi da assegnare per le candidature dei presidenti di Municipio. Infatti, il vero “nodo” da sciogliere per Di Rella è forse quello di contenere all’interno della sua coalizione tutte le possibili rivalità che tra Forza Italia e Lega potrebbero scoppiare prima della stesura e consegna delle liste elettorali. Rivalità che sarebbe invece auspicabile per Di Rella, però dopo il 26 Aprile, ossia dopo l’uscita ufficiale delle candidature, e quindi per l’accaparramento dei voti da parte di ciascuna lista di candidati a suo sostegno, soprattutto tra i due maggiori partiti attualmente esistenti nel centrodestra anche barese, ovvero Forza Italia e Lega. Una rivalità che, d’altronde, avrebbe un senso ed un significato se avvenisse all’interno di una stessa coalizione, come a seguito delle primarie dovrebbe accadere a Bari ed in tutti gli altri centri in cui la coalizione di centrodestra si presenterà unita al voto amministrativo di fine maggio. Se invece la rivalità tra Fi e Lega dovesse avvenire non solo sui nomi dei candidati presenti nelle rispettive liste, ma anche su quello del candidato sindaco (quel punto non più unico!), allora a perdere nelle elezioni amministrative non sarebbe verosimilmente soltanto chi è stato scelto con le primarie per rappresentare unitariamente il centrodestra nella corsa contro il candidato sindaco del centrosinistra e quello del M5S, ma l’intera coalizione di forze affini che si dividerebbe. Ed a quel punto ad essere più penalizzati dall’elettorato, al di là di ogni ottimistica previsione, sarebbe sicuramente chi, con pretesti di bassa “cucina” politica, rompesse il “patto” ratificato dagli elettori delle primarie. Infatti, ciò che a Bari sembrava inimmaginabile fino a qualche tempo fa, vale a dire la possibile sconfitta elettorale dell’armata Emiliano-Decaro, dopo le primarie del centrodestra del 24 febbraio scorso, è divenuta non soltanto immaginabile ma possibile ed addirittura a porta di mano al primo turno con il civico Di Rella, a condizione però che tutte le anime del centrodestra barese marcino unite alla meta. Diversamente qualsiasi altro scenario politico sarebbe ipotizzabile per il risultato del voto delle amministrative baresi di fine maggio, tranne quello di una isolata vittoria leghista ed al di fuori della coalizione di centrodestra. Infatti, non è di certo con atteggiamenti “aventiniani” che una sigla politica rappresentativa può far valere il proprio peso, ma con i voti raccolti nelle urna. Ed i voti del partito di Salvini alle prossime amministrative di Bari, se non ci saranno “colpi di testa” (sicuramente incomprensibili da parte dell’elettorato) – stante anche ai più recenti sondaggi – dovrebbero parecchi e sarebbero determinanti a far vincere Di Rella. Ma in una coalizione anche quelli di tutte le altre sigle sono indispensabili per la vittoria. Ed è per questo che prima di rompere un “patto” ciascuna forza politica in ogni coalizione dovrebbe pensare a non farsi “utile idiota” degli schieramenti opposti. Ma sarà davvero così a Bari? Staremo a vedere.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 13 Marzo 2019