Cultura e Spettacoli

Ma quali torri di caccia

Tra la fine del sedicesimo secolo e il diciannovesimo secolofiorirono in Europa numerosi ‘capricci’ architettonici. In architettura, il ‘capriccio’ consiste in un edificio stravagante, frivolo o buffo, di carattere ornamentale, progettato più come espressione artistica che a scopo pratico. I capricci furono una parte importante del giardino all’inglese e del giardino alla francese, spesso assumendo forma di templi romani, abbazie gotiche in rovina o piramidi egizie. Nell’ultima fase di questa tendenza architettonica i capricci divennero più esotici, andando a rappresentare strutture di altre parti del mondo come pagode cinesi, ponti giapponesi, tende tartare… Un caso a parte sono state le  torri di caccia, improbabili struttura pensate per la caccia al passo. Si vuole che la Puglia ne sia piena da Brindisi in giù. In realtà qui si prendono per torri di caccia cose ben diverse. In passato i piccioni erano una risorsa. Se ne apprezzava la carne, il loro guano era utile nella concia delle pelli, erano allevati per addestrare i falconi da caccia o per trasportare messaggi… Tante ragioni di convenienza giustificarono in passato la costruzione di torri colombaie. In genere avevano forma circolare. A distinguerle era il gran numero di incavi dall’imboccatura quadrata e dallo sviluppo profondo,  spaziosi a sufficienza per accogliere una coppia di piccioni. Le cellette per i volatili erano disposte con regolarità lungo il prospetto esterno o quello interno ; se le cellette erano disposte all’interno della muratura, la torre aveva forma cava (ciò è apprezzabile nell’immagine, che ritrae una colombaia a sud di Oria sulla strada per Manduria in località Santa Maria di Crepacore). Data la loro altezza, le colombaie fungevano anche da torre d’avvistamento. Poi, al venir meno della convenienza ad allevare piccioni, l’avvento del fucile impresse una destinazione marcatamente venatoria alle colombaie, involute in privilegiate postazioni per il tiro agli uccelli in transito (ne sono loro discendenti le moderne ‘altane’ in legno o profilati metallici tante avversate dai nemici dell’arte venatoria). Complessivamente in Puglia sarà rimasto in piedi un centinaio di queste colombaie involute in torri di caccia. Molte di queste strutture segnano ancora il territorio dando il nome a contrade : Torre di Alfonso, Torre di Lupo… In passato dovettero essere ben più numerose. La maggior parte di esse versa in condizioni di degrado, anche per scarsa informazione sul loro valore storico-culturale. Tale incuria espone le nostre colombaie a gratuiti abbattimenti o a riconversioni talmente disinvolte da cancellare ogni  significato antropologico. Sono distribuite un po’ su tutto il territorio regionale, ma con una più marcata presenza dal brindisino in giù. Ciò si spiega col fatto che una volta il tacco d’Italia era area di raccolta e sosta per milioni di uccelli in procinto di spiccare il grande balzo per migrare in Africa.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 25 Marzo 2022

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