Cronaca

“Macchie” non compare neppure sulla carta intestata del V Municipio

La dicitura dello storico rione barese di “Macchie”, che un tempo (ma, forse, ancora attualmente!)  insieme al nome di “Palese” costituiva parte integrante per l’esatta ed ufficiale identificazione della  frazione a nord di Bari (costituita – come è noto –  a seguito del distacco nel 1928 della Marina di Modugno dall’omonimo Comune dell’entroterra, per essere accorpata al Capoluogo), è “assente” sulla carta intestata in uso al “V Municipio” barese, che in testa alla propria corrispondenza, sotto lo stemma cittadino e la dicitura “Città di Bari”, riporta la scritta: “V Municipio – Palese – S. Spirito – Catino – San Pio”.  Quindi, l’antico e primordiale rione barese di “Macchie”, contrariamente ai neo quartieri sorti negli anni ‘80 di Catino e San Pio (ex Enziteto), non è neppure menzionato nella indicazione ufficiale del V Municipio di decentramento amministrativo. Una dimenticanza sicuramente irrilevante per l’Amministrazione barese. Invece non è da poco per la comunità palesina. O, quanto meno, per coloro che sanno bene che la dicitura completa, e quindi istituzionalmente corretta della frazione della costa nord di Bari sorta nel 1928, è – per l’appunto – “Palese Macchie” e non “Palese” soltanto. Una svista da parte dell’Amministrazione comunale, che nel predisporre la carta intestata del V Municipio di decentramento amministrativo, si è preoccupata di evidenziare l’identificazione dei due neo rioni di Santo Spirito a monte della linea di Rfi, nati nella prima metà degli Ottanta, che sotto l’aspetto identificativo non costituisco località distinte dalla ex frazione di appartenenza. Infatti, si tratta di aree già storicamente ricadenti in territorio santospiritese, mentre l’Amministrazione comunale barese si è dimenticata di riportare “Macchie”, che era già frazione di Bari prima del 1928 e che anche storicamente rappresenta una porzione di territorio distinta da Palese. Può darsi? Sta di fatto, però, che detta dimenticanza sulla carta intestata del V Municipio rappresenta un imperdonabile “neo” per chi negli ultimi 20-25 anni dalla comunità di Macchie, ma più in generale da Palese, ha tratto vantaggi elettorali personali, erigendosi a “paladino” (politico) di una comunità dimenticata, perché da tempo alle prese con problematiche enormi (ma mai risolte!). Ad esempio, sono particolarmente noti la contestata  destinazione a “zona artigianale” nel Prg di Bari e l’inquinamento aeroportuale. Mentre, la denominazione dello storico quartiere barese di “Macchie” non è tenuta in debita considerazione dall’Amministrazione cittadina finanche nell’inserimento sulla carta intestata del V Municipio. Certo, si potrebbe obiettare che si è trattato di una  involontaria omissione e non di questione sostanziale. Ma tale involontarietà, tuttavia, la dice lunga sul grado di effettiva  attenzione e considerazione che l’Amministrazione barese ha per tale territorio. Ancora più grave è la considerazione che si potrebbe fare per chi, vantandosi della propria appartenenza indigena a Palese (o, peggio, a Macchie) ha rappresentato negli ultimi due decenni o rappresenta attualmente proprio nelle istituzioni locali (Comune e V Municipio – in precedenza Prima Circoscrizione) una comunità che è tuttora “ignorata” dal Comune di Bari anche a livello comunicativo sulle carte ufficiali dell’Organo di decentramento amministrativo in cui ricade. E dire che proprio i politici palesini (o addirittura “macchiesi”) che si sono dimenticati di far inserire “Macchie” nella dizione  specifica del “V Municipio”, ad ogni tornata elettorale amministrativa hanno fatto o continuano a far sognare da oltre due decenni la comunità macchiese in un rilancio urbanistico ed ambientale che finora nessuno ha visto concretamente, se non per piccoli interventi di manutenzione ordinaria e, ultimamente, per la ricostruzione di un plesso di scuola materna con appena due aule. Un’iniziativa, quest’ultima, apparsa a molti come una boutade dal sapore fortemente politico propagandistico, ma di dubbia opportunità (e forse anche regolarità) urbanistica e didattica, per il luogo dove è ubicata tale scuola. Ossia a meno di 500metri in linea d’aria dall’asse di pista dell’Aeroporto “Karol Wojtyla” e, per giunta, in un rione ove la popolazione scolastica afferente all’obbligo formativo è praticamente inesistente. Ma, intanto, mentre la verosimile disattenzione o addirittura insensibilità dei rappresentanti politici locali finora è riuscita  solo ad auto-annullare “Macchie” anche come semplice entità territoriale del V Municipio, i macchiesi continuano, gongolanti, ad organizzare sagre e festicciole di quartiere (vedi la recente “Sagra delle orecchiette” giunta alla sua 33^ edizione) che si svolgono da anni e che – a parere, forse, di molti di essi – dovrebbero rappresentare un “rilancio” sociale di quell’antico quartiere. Un “decollo” che, per la verità, né nel territorio del V Municipio, né al di fuori di questo, finora non si è mai visto. Ma probabilmente la comunità di “Palese Macchie” si accontenta di poco. E, per molti di essi, ciò è forse più che sufficiente. Contrariamente, invece, ai politici locali che, quando eletti, dimostrano di avere a cuore il proprio carrierismo e rampantismo politico, puntando sempre più in alto. Molto in alto. Quando, invece,  hanno verosimilmente “ali” amministrative “a guisa di gallina” e non di “aquila”, tanto da far credere di volare, mentre in realtà restano rasoterra. Il cui risultato è anche provato dal fatto che il loro storico quartiere di appartenenza non è presente nella dicitura della carta intestata del V Municipio e nemmeno se ne accorgono. O pongono in essere vibranti proteste per la clamorosa e madornale omissione storica, prima ancora che amministrativa, dell’unico noto rione del V Municipio, che territorialmente è sempre stato parte integrante di Bari.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 23 Luglio 2019

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