Cultura e Spettacoli

Macheath, possibile Salvatore

È andata in scena al Kismet una produzione della Aparté Società Cooperativa

Scriveva a suo tempo Friedrich Dürrenmatt, scrittore e drammaturgo elvetico vissuto tra il 1921 e il 1990 : “Il mondo è una polveriera in cui non è vietato fumare”… La riflessione, citata, è in qualche modo centrale ad un lavoro di Lorenzo Piccolo andato in scena al Kismet la settimana scorsa. Prodotto da Aparté Società Cooperativa,  ‘DragPennyOpera’ si ispira a ‘The Beggar’s Opera’ di John Gay e strizza l’occhio all’Opera da tre soldi di Brecht/Weill. Nella storia, cinque donne, Polly, Peachum, Jenny, Lucy, Tigra, ciascuna diversamente legata al bandito Macheath di cui è prossima l’esecuzione capitale, nell’attesa di questa si accapigliano. A motivarle è la melma dei sentimenti. Diversamente non potrebbe essere, giacché la vicenda, convulsa e venata di grottesco, si consuma sullo sfondo di una città senza nome e senza tempo, corrotta e corruttrice. Ripetutamente venduto e rivenduto dal suo harem, alla fine Macheath sale al capestro. Consumata la tragedia, le acque si ricompongono. Ma la morte del criminale sembra aver insegnato niente a nessuno… Questa ‘impermeabilità’ della coscienza trova risalto nella scelta di Piccolo di affidare i cinque ruoli femminili ad altrettante drag queen: Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo e Ulisse Romanò. Insopportabilmente bisbetiche e lunatiche, meschine ed infantili, vanitose e ciniche, le cinque figure passano il tempo a litigare, danzare, cantare, cambiarsi d’abito e rifarsi il trucco. Sono esemplificazione di quella superficialità di pensiero che da sempre, ed oggi più che mai, fa del mondo una polveriera in cui il fumo non è bandito. Tuttavia in ‘DragPennyOpera’ nulla salta in aria. Nasce allora il sospetto che la messa a morte di Macheath (il quale non casualmente è assente in scena), mettendo tutti/e d’accordo, serva ad esorcizzare il pericolo della conflagrazione sociale. In questo caso il supplizio dell’uomo assumerebbe la funzione di gesto sacrificale, utile a tenere in vita la società assegnandole un’ultima chance, mentre la figura di Macheath assurgerebbe a quella di possibile Salvatore (ragionevolmente, invece che da croci, il gesto sacrificale è rappresentato in scena da cinque ‘ondivaghi’ palchi patibolari). Nell’insieme, un lavoro segnato da un vasto dinamismo cui la regia di Sax Nicosia conferisce densità. Notevole l’accoglienza della platea. Hanno contribuito al successo: Alessio Calciolari (coreografie), Gianluca Falaschi (costumi), Nathalie Deana (scene), Diego Mingolla (musiche originali), Donato Milkyeyes Sansone (artwork), Mario Audello (parrucche), Luna Mariotti (disegno luci), Rosa Mariotti (assistenza ai costumi), Mila Casali (assistenza alla regia). – Nell’immagine, una riproduzione pittorica di un momento della Beggar’s Opera di Gay eseguita nella prima metà del Settecento da William Hogarth.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 22 Gennaio 2025

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