Cultura e Spettacoli

Madonne e trombe d’aria, come a braccio di ferro

Si fa ancora la conta dei danni a Maglie, Melpignano e Scorrano, i comuni salentini sui quali domenica scorsa si è abbattuta la furia di trombe d’aria accompagnate da forti temporali. Non è la prima volta che nel leccese si scatena questo temibile fenomeno meteorologico. L’assenza di montagne e l’essere a cavallo di Jonio e Adriatico da sempre espone il Salento a violenti scontri di venti da cui traggono origine questi letali vortici d’aria. L’evento più antico di cui si abbia documentazione risale al 10 settembre 1832 : a Otranto perirono 35 persone. Ancora più disastrosa la tromba d’aria che il 21 settembre 1897 flagellò i comuni di Torricella, Sava, Oria e Latiano. Nella circostanza i morti furono 55. Si calcola che la potenza del turbine raggiunse una potenza di quarto livello, classificata come “devastante”, il che significa venti che spirano intorno ai 300 km/h. Più di recente, il 28 novembre 2012, è stato colpito il tarantino : danni all’Ilva per un milione di euro e un morto a Statte…. Come ci si difende in questi casi? Se si è in casa, meglio rifugiarsi ai piani più bassi, lontano da porte, finestre e rubinetti, avendo avuto cura di staccare luce e gas. Se invece la tempesta ci sorprende per strada, meglio distendersi supini negli avvallamenti del terreno invece che cercare riparo sotto alberi o muri perimetrali. E tenersi lontani anche da pali, tralicci e distese liquide. Auto e roulotte, infine, non rappresentano un rifugio sicuro : possono essere trascinate via come fuscelli. Chi abbia fede può ricorrere alla preghiera. La Madonna dell’Uragano è un titolo attribuito alla Vergine in tre località pugliesi : Carovigno, Diso e Cocumola (frazione di Minervino di Lecce). Nei due centri del Salento il miracolo sarebbe avvenuto il 10 settembre 1832, a Carovigno invece nove anni dopo, il 17 agosto 1841. Di quest’ultimo evento rimane traccia sul Giornale del Regno delle Due Sicilie : “Una meteora esercitava … i suoi furori nel comune di Carovigno in Terra d’Otranto. Alle 17 e mezzo d’Italia, al sud-ovest del comune ed a circa due miglia di distanza dallo stesso sorse una meteora vaporosa, quasi vorticosa di color bruno rossastro che, gigantesca, si alzò in aria e poscia a poco a poco andò dilatandosi nella base e restringendosi nella sommità, circondata sempre da nuvole bianche, parte in forma pur di colonne, parte di strana figura che tutte con rapida volubilità le giravano intorno. Era meraviglioso e tremendo il vedere quella meteora in forma di viaggiator vulcano avanzarsi minacciosa verso l’abitato e con gagliardia da non potersi concepire devastare in suo cammino quando incontrava”. Da sempre fedeli alla loro Protettrice, Maria Santissima di Belvedere, i carovignesi corsero nella Chiesa Matrice e prelevarono la statua (insieme ad altre sacre effigi). In processione uscirono da Porta Brindisi e si fermarono in una ‘chiusa’ tra alberi secolari d’ulivo, dove, su un largo affioramento roccioso  appoggiarono la statua della Vergine. I fedeli iniziarono a pregare fino a quando l’uragano, dopo aver distrutto intere campagne, “volsesi verso San Vito ed andò a sciogliersi in grandine sulle selvagge terre di Serranova” (una non lontana borgata). La ‘chianca’  dove venne appoggiata la Madonna, è ancora visibile in Via Giosuè Carducci.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Settembre 2017

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