Mafia pugliese: Dia, traffico stupefacenti resta ‘core business’

Il traffico di stupefacenti si conferma core business’ della criminalita’ organizzata pugliese, “grazie alla sua elevata redditivita’”. Settore, questo, “ulteriormente
rafforzato dalla creazione di solidi legami con altre organizzazioni criminali che garantiscono privilegiati canali di approvvigionamento dello stupefacente sia esteri (Albania e Spagna) sia nazionali (trafficanti calabresi)”. A sottolinearlo
e’ la Dia nella Relazione sull’attivita’ svolta nel 2024. “Lo scenario mafioso pugliese – ricorda la Direzione investigativa antimafia – e’ costituito da una pluralita’ di
organizzazioni criminali, per lo piu’ autonome, caratterizzate da un accentuato dinamismo conseguente agli altalenanti rapporti di conflittualita’ ed alleanze interni. Il contesto criminale pugliese viene tradizionalmente suddiviso in tre fattispecie mafiose distinte, camorra barese, mafie foggiane e sacra corona
unita, che tuttavia all’occorrenza realizzano tra loro, in maniera sinergica, forme di strategica collaborazione funzionali al soddisfacimento di remunerativi e comuni interessi illeciti”. Il ‘modello’ della camorra barese “e’ caratterizzato da una
pluralita’ di clan indipendenti privi di una connotazione unitaria la cui struttura e’ comunque di tipo verticistico, diversificata da caso a caso e che prevede, al suo interno, ruoli e ‘gradi’ stabiliti da veri e propri rituali di affiliazione. La peculiarita’ dei clan egemoni e’ quella di assumere la caratteristica di una ‘federazione’ di gruppi criminali all’interno della quale pochi clan sono dominanti
rispetto agli altri”. Le mafie foggiane “annoverano nella propria orbita gruppi minori, talvolta composti da pochi elementi, caratterizzati da profili soggettivi di marcata pericolosita’, i quali evidenziano nelle loro azioni (talvolta
slegate dalle principali strategie operative dei sodalizi), i canoni mafiosi della violenza e della prevaricazione”. La sacra corona unita “affonda le sue radici nella penisola salentina. L’autorevolezza riconosciuta alle figure apicali, soprattutto a
Lecce, non appare minata dallo stato di detenzione di alcuni boss, che riescono a mantenere attivi i rapporti con l’esterno anche grazie al supporto garantito da parenti e sodali liberi”.
Pubblicato il 27 Maggio 2025