Cultura e Spettacoli

Mai più caviglie e polsi incatenati

Il 2 agosto 1902 segna una svolta importante nel regime carcerario italiano : l’articolo unico del Regio Decreto n° 337 aboliva l’uso dei ‘ferri’, cioè delle catene a cui i reclusi erano avvinti ai piedi e/o alle mani a seconda della gravità della pena. Per comprendere la portata dell’innovazione bisogna fare un passo indietro di dodici anni. Nel 1889 veniva emanato il codice penale Zanardelli, dal nome di Giuseppe Zanardelli, allora ministro di Grazia e Giustizia che ne promosse l’approvazione. Entrato in vigore il 1° gennaio 1890, il codice Zanardelli sarebbe stato sostituito dal codice Rocco nel 1930. Si trattava di un Codice piuttosto innovativo per quei tempi : Aboliva la pena di morte, consentiva una limitata libertà di sciopero, introduceva la libertà provvisoria in attesa di giudizio… Specie in campo penitenziario il nuovo Codice si distingueva per modernità. Esso creò un clima di maggiore apertura culturale da cui presero vita importanti novità. La prima fu quella a cui si accenna in apertura. L’anno dopo (1903) un altro Decreto Regio aboliva l’uso della camicia di forza e della cella oscura. La camicia di forza nulla aveva a che vedere con lo strumento di costrizione in uso nei manicomi : si chiamava così la celebre e vistosissima divisa a strisce orizzontali il cui scopo era rendere facilmente riconoscibili gli evasi. La cella oscura consisteva in un ambiente ridottissimo, il sinistro ‘cubicolo’, un ambiente punitivo di m. 1,40 x 2,40 x 3,30 privo di luce e aria. Più avanti venne soppresso il criterio della segregazione cellulare (che prevedeva celle di m. 2.10 x 4 x 3,30) e fu introdotto il sistema dei ‘camerotti’, che consentiva la convivenza a più detenuti garantendo un minimo di 25 mq a letto… Sfortunatamente l’attuale sistema carcerario italiano sembra aver tradito un così lodevole spirito innovativo registrando di fatto un passo indietro : L’affollamento si avvicina al 200% ;  sono migliaia i detenuti condannati a meno di un anno per reati di scarsa rilevanza penale ai quali non vengono applicate le misura alternative al carcere ; sempre più scarse le possibilità di lavoro per  i reclusi ; all’ordine del giorno sono il consumo di sostanze stupefacenti, le violenze fisiche e psicologiche… per non dire di strutture fatiscenti e inadeguate. E così in cella si muore, per malattia, per suicidio, per mancanza di cure. Sono numeri inquietanti quelli periodicamente pubblicati da Antigone, l’associazione ‘per i diritti e le garanzie nel sistema penale’ nata alla fine degli anni ottanta allo scopo di promuovere dibattiti sul modello di legalità dietro le sbarre, raccogliere e divulgare informazioni sulla realtà carceraria, promuovere campagne di sensibilizzazione e avanzare proposte di legge, la più importante delle quali prevede l’abolizione dell’ergastolo.

Italo Interesse

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Pubblicato il 2 Agosto 2016

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