Cultura e Spettacoli

Malaria, un possibile ritorno

Da qualche parte ci è capitato di leggere che nel passato preunitario in Puglia si moriva più facilmente di malaria che di fame. Vero o no, è un fatto che questa temibile parassitosi, che per vettore ha la zanzara anofele, abbia tormentato la nostra regione sino alla fine dell’ultima guerra. I dati statistici in nostro possesso essendo relativamente recenti non consentono di delineare un vasto quadro storico della diffusione della malaria da noi. Possiamo però dire che fra i due grandi conflitti i casi accertati di malaria in Puglia furono 16.864, di cui 149 mortali. Da noi la malaria colpiva in prevalenza lungo la costa, là dove erano presenti zone umide, una volta numerosissime specialmente sul versante adriatico (osserviamo di sfuggita che la malaria è altrimenti nota come ‘paludismo’…). Eppure, dati relativi ad un comune del Sub Appennino (Castelnuovo della Daunia) e relativi al biennio 1916-17 parlano di 66 morti per malaria su 426 decessi complessivi. Come si spiega la presenza dell’anofele lontano da zone paludose? Poc’anzi, nel parlare di diffusione della malaria in Puglia, si è detto di diffusione ‘prevalente’ lungo la costa. Ciò non esclude casi, seppure isolati, di infezioni anche nelle campagne dell’entroterra. Prima dell’avvento dell’Acquedotto Pugliese la cronica carenza d’acqua costringeva i contadini a conservare ciò che scendeva dal cielo. Stagnante nelle cisterne, l’acqua piovana si prestava a diventare il sub strato ideale per lo sviluppo dell’anofele. La malaria in Italia conobbe un ultimo colpo di coda durante la seconda guerra mondiale a causa dell’interruzione degli interventi di profilassi e la distruzione sistematica delle opere di bonifica ad opera dei tedeschi in ritirata. I tedeschi si resero responsabili di qualcosa di più di atti di sabotaggio : invertire le idrovore allo scopo di ricreare focolai larvali fu gesto di guerra biologica). La situazione tornò sotto controllo con la pace attraverso l’impiego massiccio (ma diversamente dannoso) del DDT. Con la ripresa economica e l’antropizzazione delle nostre paludi (di cui oggi sopravvive un 5%) e il generale miglioramento delle condizioni igieniche la malaria sparì anche dalla Puglia. Nel 1970 l’Organizzazione Mondiale della Sanità annunciò che l’Europa, quindi anche l’Italia, era libera dalla malaria. Ma negli ultimi tempi si sta consta dando nel nostro paese una recrudescenza di casi autoctoni, al momento solo occasionali, concentrati in zone che fino a mezzo secolo fa erano a forte rischio malarico. La considerazione porta a credere che se l’aumento in atto della temperatura globale dovesse stabilizzarsi, ciò potrebbe causare anche in Italia una ripresa endemica della malaria.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 7 Febbraio 2014

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